di Martino Grasso
Da almeno 3 mesi, a Bagheria è allarme criminalità. Non passa giorno, infatti, che non si segnali una rapina, un furto o un fatto criminoso. Siamo davanti ad una vera e propria escalation del fenomeno che non può che essere preoccupante. Ma come va letto questo fenomeno?
Ne abbiamo parlato con l’ispettore Superiore della polizia di Stato di Bagheria, Domenico Barone responsabile del settore investigativo del locale Commissariato di Polizia.
“In effetti stiamo assistendo ad una recrudescenza di reati contro il patrimonio. Le motivazioni possono essere diverse. Ad una prima analisi superficiale, si potrebbe affermare che alla base della questione ci sarebbe la mancanza del lavoro legata alla crisi economica. Ma non è così.
Gli arresti recenti ci inducono a pensare che gli autori hanno altre esigenze. Spesso i responsabili di azioni illecite sono soggetti che da tempo sono dediti a tali attività criminosa. Quindi non possiamo asserire che l’aumento è solo legato alla crisi economica. C’è piuttosto una mancanza di valori e del senso civico nel suo significato più generale.
Sono aumentati i furti negli appartamenti e nelle auto. Ma all’aumento di questi fatti, purtroppo, non corrisponde una collaborazione da parte del cittadino. In pochi denunciano episodi cui assistono. Per questo motivo noi siamo costretti ad avviare le indagini senza un minimo di indizio che ti consenta di identificare i colpevoli. Se ci fosse una maggiore collaborazione, i risultati sarebbero diversi. Registriamo ancora oggi, nonostante tutti i buoni propositi una presenza del disvalore che in parte forse ha segnato i maniera compromettente la crescita economica e culturale della nostra comunità che è quello dell’omertà, diffusa non solo nelle vecchie generazioni, che può essere comprensibile ma non accettabile, ma anche nei giovani. E questo è un dato sul quale gli adulti dovremmo riflettere”.
L’ispettore Barone analizza anche l’evoluzione del crimine a Bagheria. I reati che vengono messi a segno sono spesso frutto di piani bene organizzati.
“Negli ultimi 3 mesi, alcuni reati, come le rapine messe a segno negli istituti di credito o negli appartamenti, sono stati compiuti da gruppi strutturati. Basti pensare alla rapina compiuta da un gruppo i cui componenti si sono travestiti da carabinieri o quella messa a segno in una banca nella quale è stata utilizzata una chiave clonata. Questo dimostra che l’attività delinquenziale non è legata ad un episodio sporadico, frutto del bisogno momentaneo. E questo è certamente un dato inquietante”.
l’intervista completa è pubblicata sul numero in edicola de l’Approfondimento