Anche il gruppo consiliare “L’Aquilone” composto da Gino Di Stefano e da Pietro Di Quarto, interviene sul piano di riequilibrio del Comune.
Con un comunicato stampa, sottolinea che “il piano di riequilibrio finanziario pluriennale deve tenere conto di tutte le misure necessarie a superare le condizioni di squilibrio rilevate e deve essere ispirato e informato a principi di equità e a gravare il meno possibile e nel minore tempo possibile sulle spalle dei cittadini”.
Il gruppo entra nello specifico e continua dicendo che il piano deve “contenere tutti gli atti necessari al fine di assicurare la possibile approvazione da parte della Corte dei Conti come le misure correttive adottate dall’ente locale in considerazione dei comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria e del mancato rispetto degli obiettivi posti con il patto di stabilità interno; 2) la puntuale ricognizione, con relativa quantificazione, dei fattori di squilibrio rilevati, del disavanzo di amministrazione risultante dal preconsuntivo 2013 e dei debiti fuori bilancio; 3) l’individuazione, con relative quantificazione e previsione dell’anno di effettivo realizzo, di tutte le misure necessarie per ripristinare l’equilibrio strutturale del bilancio, per l’integrale ripiano del disavanzo di amministrazione 2013 e per il finanziamento dei debiti fuori bilancio entro il periodo massimo di dieci anni, a partire da quello in corso alla data di accettazione del piano; 4) l’indicazione, per ciascuno degli anni del piano di riequilibrio, della percentuale di ripiano del disavanzo di amministrazione da assicurare e degli importi previsti o da prevedere nei bilanci annuali e pluriennali per il inanziamento dei debiti fuori bilancio.”
Il gruppo continua dicendo che ai fini della predisposizione del piano, è necessario effettuare una “ricognizione puntuale di tutti i debiti potenziali oltre che dei debiti fuori bilancio riconoscibili ai sensi dell’articolo 194 distinti anche tra
quelli per investimenti e quelli per spese correnti. Per il finanziamento dei debiti fuori bilancio l’ente deve provvedere mediante un piano di rateizzazione, della durata massima pari agli anni del piano di riequilibrio, compreso quello in corso, convenuto formalmente con i creditori a saldo e stralcio (per poter assicurare entro l’anno successivo “2015” il pagamento) e con l’acquisizione dei pareri degli organi preposti, al fine di ridurre drasticamente la massa passiva e provvedere a richiedere apposito mutuo, nel caso di approvazione del piano, per la residua parte di dfb in conto capitale; Al fine di assicurare il prefissato graduale riequilibrio finanziario, con maggior peso nei primi anni e per tutto il periodo di durata del piano, l’ente: deve deliberare, prima che il piano venga presentato in Consiglio Comunale per l’approvazione, le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita, anche in deroga ad eventuali limitazioni disposte dalla legislazione vigente; deve deliberare in Consiglio Comunale il Piano delle alienazioni e valorizzazione del patrimonio non indispensabili per i fini istituzionali dell’ente, previa idonea valutazione e individuazione della destinazione urbanistica.
Bisogna dimostrare (con compiuta dimostrazione e atti deliberativi) la copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale prevista dalla lettera a) del medesimo articolo 243, comma 2; Bisogna provvedere a una revisione straordinaria di tutti i residui attivi e passivi conservati in bilancio, stralciando i residui attivi inesigibili o di dubbia esigibilità da inserire nel conto del patrimonio fino al compimento dei termini di prescrizione (con particolare riferimento a crediti Eas, credito acquedotto comunale, crediti Michele Aiello), nonché una sistematica attività di accertamento delle posizioni debitorie aperte con il sistema creditizio e dei procedimenti di realizzazione delle opere
pubbliche ad esse sottostanti ed una verifica della consistenza ed integrale ripristino, dei fondi delle entrate con vincolo di destinazione; Bisogna effettuare una rigorosa revisione della spesa con indicazione di precisi obiettivi di riduzione della stessa, nonché una verifica e relativa valutazione dei costi di tutti i servizi erogati dall’ente e della situazione di tutti gli organismi e delle società partecipati e dei relativi costi e oneri comunque a carico del bilancio dell’ente al fine di
una riduzione degli stessi e di una loro razionalizzazione (fitti passivi, razionalizzazione e corretto utilizzo beni immobili, costi energetici, costi telefonici, etc….); Bisogna provvedere a una seria e condivisa azione di recupero sul fronte del contrasto all’evasione, utilizzando tutti gli strumenti oggi a disposizione: Sirt, convenzione Agenzia delle Entrate, Piano pubblicitario, passi carrabili, aree edificabili, oneri di urbanizzazione; Bisogna provvedere alla rideterminazione del piano triennale del fabbisogno del personale e alla rideterminazione della dotazione organica ai sensi dell’articolo 259, comma 6, fermo restando che la stessa non può essere variata in aumento per tutta la durata del piano di riequilibrio; Bisogna provvedere alla riduzione delle spese di personale, da realizzare in particolare attraverso l’eliminazione dai fondi per il finanziamento della retribuzione accessoria del personale dirigente e di quello del comparto, delle risorse di cui agli articoli 15, comma 5, e 26, comma 3, dei Contratti collettivi nazionali di lavoro del 1° aprile 1999 (comparto) e del 23 dicembre 1999 (dirigenza), per la quota non connessa all’effettivo incremento delle dotazioni organiche; Bisogna provvedere entro il termine di un triennio a partire dall’esercizio in cui viene approvato il piano di riequilibrio pluriennale, a ridurre almeno del dieci per cento le spese per prestazioni di servizi, di cui all’intervento 03 della spesa corrente e almeno del venticinque per cento le spese per trasferimenti, di cui all’intervento 05 della spesa corrente, finanziate attraverso risorse proprie”.