C’è molta incredulità in città, all’indomani dell’arresto di Antonino Di Bella e Diego Lo Paro, le due persone finite agli arresti nell’ambito dell’inchiesta sul Coinres.
Al Comune non si parla d’altro. Molti i bisbigli e la frasi non dette.
Anche in riferimento alla notizia, di cui abbiamo fatto riferimento ieri in anteprima, che le persone coinvolte sono una ventina e che ci potrebbero essere ulteriori sviluppi nei prossimi giorni.
Il sindaco di Bagheria Vincenzo Lo Meo stenta a crederci. “Ringraziamo le forze dell’ordine per l’operazione. Speriamo che si accerti la verità. Con gli arrestati avevo contatti quotidiani, ma per la pulizia del paese. Bisogna capire a quale periodo si riferiscono le accuse, che sono certamente pesanti. Desidero ringraziare gli inquirenti per la loro opera instancabile, alla quale l’amministrazione ha offerto sempre attiva e costruttiva collaborazione; siamo e saremo sempre dalla parte della legalità e della trasparenza. ”
L’operazione, chiamata «Baghdad» è frutto di un’ indagine durata quasi quattro anni. Ai due vengono contestati reati come truffa ed estorsione. L’inchiesta prende le mosse dall’operazione Perseo condotta dai carabinieri di Bagheria nel dicembre del 2008.
I militari, come sottolineano nel comunicato stampa diffuso ieri, risalirono a Di Bella, in servizio al Coinres di Bagheria con la qualifica di sorvegliante, ma in realtà considerato il vero gestore occulto del Coinres stesso. Tutto questo grazie alla complicità del responsabile amministrativo del Consorzio a Bagheria Diego Lo Paro, l’altro arrestato.
I due avrebbero preteso dalle ditte che lavorano con il Coinres il pagamento di somme di denaro, un vero e proprio «pizzo» per lavorare con il Consorzio. Lo stesso Coinres, poi, sarebbe stato truffato attraverso l’affitto di un mezzo meccanico che anche se intestato ad un prestanome sarebbe appartenuto a Di Bella. (gds.it)