La terribile estate del 1982 in cui vennero ammazzate decine di persone, nel famigerato triangolo della morte fra i comuni di Bagheria, Altavilla Milicia e Casteldaccia, continua a fare parlare di sè.
Questo grazie al libro “l’estate che sparavano” scritto da Giorgio D’Amato 2 anni fa.
Ieri sera se ne è parlato alla galleria Drago d’arte contemporanea.
Giorgio D’Amato ha ancora una volta parlato di quella stagione attraverso la lettura di brani del libro, ma anche con la proiezione di immagini e la trasmissione di pezzi d’audio di alcuni dei protagonisti. Lo fa anche con l’ausilio di alcuni ragazzi bravissimi.
Quella di D’Amato è molto simile ad una piece teatrale che non è ammiccante. Non fa l’occhiolino agli spettatori. In maniera lucida racconta fatti di cronaca a tratti terribili. Lo fa con semplicità e con dovizia di particolari.
Vengono raccontati episodi e le dinamiche che portarono agli omicidi di numerosi affiliati a Cosa Nostra. Alcuni ammazzati per uno sgarro o per una frase detta male. Molti finiti strangolati e sciolti nell’acido.
E gli spettatori vengono avvolti nel racconto e proiettati in una realtà lontana di 30 anni ma che non teme il peso degli anni.
Gli anni 80, per fortuna, sono distanti, ma è incredibile pensare che nelle strade bagheresi e dei paesi limitrofi le persone venivano ammazzate con una semplicità sconcertante.
Il lavoro di D’Amato ha il merito di non fare cadere nel dimenticatoio fatti consegnati alla storia e che fa capire molto del pensiero mafioso.