L’amore per i luoghi bagheresi, i colori forti del Mediterraneo, i sentimenti che suscitano le sue poesie: tutto questo emerge e arriva agli occhi di chi guarda e legge le opere e alcuni scritti del pittore Raul Aiello.
Ricorre oggi il decimo anniversario della sua morte e la famiglia Aiello intende ricordarlo non solo per l’artista che era ma per l’uomo che ha saputo essere. Non è facile la vita dell’artista. Dopo aver studiato presso la scuola d’Arte di Palermo, ha cominciato ad esporre le sue opere nei primi anni ’60, in prestigiose gallerie sia in Italia che in Francia, partecipando ad oltre cinquanta mostre collettive.
Di lui ha scritto Pierre Thomas, descrivendolo come un artista che “non si ferma alle apparenze superficiali di una natura opulenta e soleggiata: percepisce il dramma degli umili che vivono in quel finto splendore, lanciando verso il cielo preghiere e lamenti, lodi e bestemmie, che non sanno placare le proprie inguaribili contraddizioni ed invecchiano come gli ulivi contorti e solitari”. Una delle ultime mostre si è tenuta proprio presso il Palazzo Butera di Bagheria, nel mese di agosto 2012, in cui vennero esposte anche le opere degli artisti Carlo Puleo, Giovanni Bartolone e Filippo Maggiore.
Anche il suo amico, il Maestro Renato Guttuso, ha fatto di lui un ritratto in un incontro a Roma nel 1967.
Non resta che ricordarlo con alcuni dei suoi lavori, pensando e immaginando cosa avrebbe rappresentato nelle sue opere se avesse vissuto questi complicati ultimi anni.