di Martino Grasso
Peppuccio Tornatore è tornato nella sua Bagheria, per parlare ancora una volta degli anni trascorsi nelle sale cinematografiche della città. Lo ha fatto ancora una volta con trascinante passione. La nuova occasione è stata la presentazione del libro “il collezionista di baci” realizzato a 4 mani con Filippo Lo Medico, 90 anni, ex gestore, con i fratelli Giovanni e Vincenzo, di alcune delle sale cinematografiche dal 1927 al 1984.
Il libro è stato presentato questo pomeriggio nella sala del piano nobile di Villa Cattolica, stracolma di persone, che accoglie l’ultimo quadro di Renato Guttuso “nella stanza le donne vanno e vengono”. Il museo ospita anche la sezione dei cartelloni cinematografici, grazie alla donazione di circa 500 manifesti dei fratelli Lo Medico. All’evento erano presenti anche Fabio Carapezza Guttuso e il commissario straordinario del Comune di Bagheria, Michela La Iacona.
Carapezza ha sottolineato la sensibilità di Guttuso con la donazione alla città e la nascita del Museo a villa Cattolica.
Tornatore ha invece affondato le mani nei sui ricordi, tirando fuori aneddoti e storie che come sempre hanno incanto i presenti.
E mentre Filippo Lo Medico lo guardava stupito e sorridente, il regista ha ricordato lo straordinario amore che i fratelli Lo Medico avevano per il cinema. “Non erano solo esercenti. Amavano profondamente il cinema. E quando il cinema Nazionale venne chiuso per cedere il posto ad una banca, qualche anno dopo riuscirono ad aprire una nuova sala, chiamandola sempre Nazionale, nell’altra parte della strada”.
Tornatore ha tracciato le lodi di una famiglia che aveva un rapporto unico con l’arte del cinema, quasi 50 anni fa.
“Per loro era una missione -racconta- erano felici non solo quando il cinema era pieno ma anche quando il film era gradito dagli spettatori. Hanno anche inventato la dicitura “posti a sedere esauriti”. Prima si entrava nella sala anche se era piena, loro, invece, quando non c’erano più posti a sedere, lo comunicavano e anzi esponevano un cartello. Avevano un rapporto profondo anche con i manifesti. A volte tagliavano la cornice bianca per dare più risalto e spessore all’immagine. E quando arrivavano i manifesti nuovi li custodivano gelosamente e solo all’ultimo minuto li consegnavano al proiezionista Mimmo Pintacuda”.
Tornatore parla con affetto dei fratelli Lo Medico, sottolineando di non avere mai più riscontrato in altre persone, l’amore che loro avevano per il cinema.
Ha anche aggiunto che l’idea del libro è nata a Filippo Lo Medico: “mi ha detto che voleva però che si ricordasse anche il fratello Vincenzo”.
Lo Medico, visibilmente commosso, è rimasto incantato della memoria di Tornatore e ha aggiunto: “a Bagheria in quegli anni si viveva di limoni e cinema”.