Anche quest’anno ci sembra giusto e doveroso ricordare Pietro Busetta, una persona perbene uccisa dalla mafia come vendetta trasversale.
Sono passati 40 anni da quando la mafia, lo uccise a Bagheria, il 7 dicembre 1984.
Pietro Busetta, era cognato di Tommaso Buscetta, boss mafioso, che con le sue confessioni aveva aperto un varco sugli affari e i misteri delle “famiglie” palermitane.
Busetta, 62 anni, era un onesto lavoratore e fu vittima innocente di una vendetta trasversale. Non aveva niente a che fare con la mafia.
Venne ucciso, poco prima delle 20,00, da un commando, che entrò in azione in via Roccaforte, accanto allo stadio comunale. Busetta, incensurato, era marito di Serafina, sorella del boss.
Era appena uscito insieme alla moglie dal grande negozio di articoli da regalo di sua proprietà, e venne circondato da tre sicari. Fu un’esecuzione spietata e poi la fuga.
I killer usarono pistole di grosso calibro. Per gli inquirenti, corsi immediatamente sul luogo del delitto, il quadro apparve chiaro: “vendetta trasversale”.
Sul posto arrivò il figlio, Giovanni che promise al padre di continuare la sua attività. e così ha fatto insieme alla moglie e ai figli.
Oggi Giovanni ha scritto: “Quest’anno più di altri non vorrei mai che arrivasse sera, che arrivasse quel momento in cui ci siamo salutati, quel momento in cui sono arrivato a casa e ho visto un mare di gente sotto al portone, quel momento in cui ho fatto saltare i bottoni al vigile che tentava di tenere la folla curiosa ma io urlavo “È mio padre”, quel momento in cui ho visto i tuoi piedi ed ho realizzato che eri davvero tu. Quel momento in cui la mia vita si è rotta e niente ha mai potuto sanarla. Quel momento ritorna, ogni volta che qualcuno dimentica, ogni volta che un giudice dice che non ti hanno ucciso per fare terrore, ogni volta che le istituzioni vogliono nascondere il sacrificio che sei stato. Perché ormai tutto è finito per loro, hanno sfruttato tutto quello che potevano sfruttare ed adesso nulla conta più.”
Pietro Busetta è stato ricordato negli scorsi anni con una targa a piazza Vittime della Mafia a Bagheria con il sindaco Filippo Tripoli e l’assessore Daniele Vella.
Venne ricordato anche durante la sindacatura di Biagio Sciortino, con una lapide davanti al negozio Dap in via Federico II, adesso sede del Comune. Quella lapide restituì dignità a quell’uomo e alla famiglia, dopo tanti anni di silenzio.
Colpendo il cognato di Buscetta si volle lanciare un messaggio preciso a Don Masino che stava aprendo ampi squarci sulla mafia siciliana.
A poche ore prima dell’agguato di Bagheria il presidente della commissione antimafia Abdon Alinovi aveva detto “c’è un importante detenuto in pericolo. Abbiamo informato subito il ministro dell’ Interno per rafforzare le misure di protezione”. Il nome di Buscetta non era stato fatto esplicitamente ma il riferimento era chiaro. “Sappiamo che una sorella di don Masino vive a Bagheria” aveva detto Aldo Rizzo dell’ ufficio di presidenza dell’ antimafia. “Mi domando se sono stati disposti i servizi necessari per garantirne l’ incolumità”. La risposta della mafia non si fece attendere.