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sabato 21 Dicembre 2024

sabato 21 Dicembre 2024

Anche il professor Antonino Di Franco ha preso parte allo studio internazionale sul bypass coronarico

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bypass coronarico e di franco
stefania morreale
di Stefania Morreale
4 minuti

C’è anche un medico di origine altavillese ma che ha lavorato a Bagheria, nell’equipe che ha portato avanti degli studi sul bypass coronarico.
Il medico in questione è il professor Antonino Di Franco.
Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA Journal of the American Medical Association.
“Lo studio fornisce finalmente i risultati a lungo termine -sottolinea Di Franco- dell’utilizzo dell’arteria radiale come condotto per confezionare il bypass coronarico, confrontandoli con quelli della vena safena, il vaso che storicamente viene adoperato per questo tipo di operazione. L’Università in cui lavoro, la Weill Cornell University di New York, ha coordinato un team internazionale che ha coinvolto centri Australiani, Inglesi, Italiani, Coreani e Serbi, raccogliendo dati su un totale di 1036 pazienti.”
Prima di parlare più nello specifico dei risultati di questo studio, ci spieghi in cosa consiste il bypass coronarico.
“Il bypass coronarico è una tecnica chirurgica delicata ma ormai ben consolidata; viene eseguito in quei pazienti che presentano un importante restringimento o un’occlusione delle arterie coronarie (i vasi che irrorano il cuore), generalmente per effetto dell’aterosclerosi.

Mediante un vaso sanguigno sano che viene prelevato al momento stesso dell’operazione si crea un ponte artificiale che permette di “scavalcare” (“bypassare”) l’ostacolo alla circolazione, garantendo un adeguato afflusso di sangue al muscolo cardiaco.”
Quali risultati avete ottenuto?
“Quando confrontati con i pazienti in cui il bypass coronarico era stato eseguito in modo classico (cioè utilizzando la vena safena), coloro nei quali era stata utilizzata l’arteria radiale hanno mostrato un netto vantaggio in termini di sopravvivenza, incidenza di infarto miocardico, e necessità di nuove procedure di rivascolarizzazione miocardica al follow-up a lungo termine. La novità e la solidità di questi risultati, unite a un potere statistico mai raggiunto negli studi precedentemente pubblicati, hanno fatto si che il lavoro venisse accettato dalla prestigiosa rivista JAMA, come naturale seguito della precedente pubblicazione dei risultati a 5 anni sul New England Journal of Medicine.”
Quali sono le implicazioni di questa scoperta?
“Questi dati sono stati presentati in anteprima in occasione del Congresso dell’American College of Cardiology dello scorso Marzo e sono stati accolti con grande interesse ed entusiasmo dalla comunità scientifica dal momento che i maggiori esperti del settore ne hanno suggerito una possibile integrazione nelle prossime Linee Guida internazionali sulla rivascolarizzazione miocardica. E’ infatti auspicabile che in futuro il bypass coronarico venga effettuato mediante l’utilizzo di condotti arteriosi in una quota sempre maggiore di pazienti al fine di ridurne la mortalità e il rischio di sviluppare nuovi eventi cardiovascolari.”

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