Si è aperta ieri presso le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento la retrospettiva di Giovanni Leto dal titolo “Orizzonte in orizzonte”, 1985/2016, a cura di Lorenzo Bruni.
La mostra personale, organizzata all’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, di Giovanni Leto – nato a Monreale nel 1946 e che dal 1976 vive e lavora a Bagheria – è costituita dalle opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1985 al 2016: dai quadri su tela alle opere su carta, dagli interventi scultorei con pagine di giornali ai libri d’artista. Oltre all’installazione inedita “Spazio (Orizzonti) ” 2016, costituita da volumi di carta stampata che formano corde che si dipanano nello spazio fisico dall’alto, che punta a stabilire un dialogo particolare tra il concetto di monumento e quello di disegno astratto, tra la diffusione della conoscenza oltre i confini nazionali – permessa dall’invenzione di Gutenberg dei caratteri mobili – e la sua attuale dispersione – per mezzo dei recenti screen touch e dei codici elettronici – nell’etere.
La scelta di realizzare un intervento scultoreo, specificatamente per lo spazio centrale delle Fabbriche Chiaramontane, trasforma in una chiave di lettura stimolante per tutte le opere in mostra la particolare attitudine dell’artista di: indagare le potenzialità della pittura e dell’immagine del paesaggio a non essere solo spazio illusorio ma di farsi presenza fisica e viceversa. In questo modo, la capacità di interazione della sua pratica pittorica con lo spazio fisico/psichico in cui si manifesta, risulta centrale ed evidente non solo in installazioni come ‘Percorsi’ od ‘Entropia’ del 1992. Allo stesso tempo appare naturale che per Leto l’immagine dell’orizzonte – evocato dai suoi titoli e che si concretizza, nei singoli quadri, nella tensione tra la pellicola/massa di colore, più o meno ampia, e quella materica sottostante – non è per lui solo un’icona, bensì un tema da affrontare da più punti di vista tra cui quello ontologico e sociopolitico.
Come scrive Lorenzo Bruni nel suo testo critico: La mostra ‘Orizzonte in orizzonte’ è un’occasione unica per osservare come la ricerca di Giovanni Leto in questi ultimi trentuno anni – da quando nel 1985 ha inglobato l’uso semantico e materico della carta dei “quotidiani” nel “fare” della pittura – si è sviluppata con coerenza, pur proponendo sempre soluzioni concettuali e formali inedite. Ri-percorrere oggi la sua ricerca, dal mondo smaterializzato dei social network e del presente espanso, conduce inevitabilmente lo spettatore a confrontarsi su come il concetto di new media e di comunità siano mutati rispetto alle premesse del Novecento e di conseguenza su come lo siano anche il ruolo del politico, di audience, oltre che quello della memoria collettiva e del concetto di storia […].
Il percorso espositivo, scelto appositamente dal curatore per gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, procede a ritroso dal suo ultimo quadro dal titolo “Orizzonte bianco” del 2016 – collocato all’ingresso dello spazio – fino ai suoi lavori storici del 1985.“Tra le sue opere precedenti – precisa Lorenzo Bruni – sono da citare le pitture monocrome su carta dei primi anni del duemila, in cui gli inserimenti dei volumi delle corde di giornale arrotolate a spirale evocano “cosmi” sperduti in uno spazio “altro”, ma anche i “bassorilievi” degli anni Novanta, in cui la superficie della tela è completamente occupata dalla carta lavorata come se fosse una lamina di bronzo cesellato per ospitare forme coloriche monocrome che rimandano ad un orizzonte/paesaggio visto “a volo d’uccello”. Il punto di arrivo in mostra – continua il curatore – è costituito dalle opere del 1985, anno in cui Leto adotta per la prima volta la carta di giornale. In questo percorso appare evidente che la sua scelta non è stata guidata dalla curiosità di indagare del materiale extra-pittorico, bensì dalla volontà di spostare la questione dell’attrazione e repulsione per la superficie/quadro dal contesto delle avanguardie storiche al nuovo mondo edonistico degli anni Ottanta per affrontare, così, una nuova riflessione sul possibile ruolo della pittura nel mondo mediatico”.
Il catalogo ragionato, che viene pubblicato appositamente per questa occasione dall’Edizione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, permette di indagare da punti di vista differenti il lungo percorso introspettivo che Leto ha intrapreso tra il mezzo della pittura (il colore) e il medium della comunicazione di massa (la carta stampata). Il libro, oltre al testo critico di Lorenzo Bruni, contiene una selezione di scritti storici sul suo lavoro che vanno da quello di Vittoria Coen del 1990 a quello di Enrico Crispolti del 2003, da quello di Filiberto Menna del 1989 a quello di Davide Lacagnina del 2004.