Nino Buttitta, un ragazzino come tanti altri, quando l’ho conosciuto più di vent’anni fa. Amico di mio figlio Davide, entrambi con la passione per i cavalli, ne ha passate di traversie, la morte del nonno, dal quale ha ereditato l’amore per i cavalli, poi la morte del padre, poi ancora un bruttissimo incidente con la moto, che lo portò a tu per tu con la morte.
Oggi Nino, questo Nino, è un uomo, maturo al punto giusto, senza grilli per la testa, sereno e con una grande qualità: trasmette la sua serenità, con poche ma chiare parole. L’impresa che ha compiuto non è una follia, come qualcuno potrebbe pensare, e c’è chi lo ipotizza. Già quella della scalata all’Etna, fu criticata da tanti. No, io sostengo che quell’impresa dell’anno scorso e, soprattutto, questa, conclusa felicemente oggi, sono il coronamento di un sogno, ma non inteso come desiderio di far vedere le sue capacità, la sua voglia di visibilità. No, è un sogno nato nella mente di Nino in tempi difficili, quando si è sentito crollare addosso tutto ciò che negli anni aveva costruito. Ma con grande forza e, come dice lui, con l’aiuto anche dei cavalli è riuscito a riprendere il controllo della sua attività e a superare quelle difficoltà. E così, Nino, uomo di fede, ha ritenuto che intraprendere questo viaggio fosse un modo per rendere grazie a quel Santo, protettore anche del suo Gandalf, nella cui città oggi è finalmente giunto. Con tanta stima e con tanto affetto
Grazie Nino.