Mi sembra doveroso ricordare ai più giovani i sacerdoti Sammarco che hanno avuto grande rilevanza nella nostra Chiesa Anime Sante, tra la fine degli anni Trenta e quella degli anni Ottanta del secolo scorso: Angelo Andrea e Giuseppe, figli di Gioacchino e Anna Galioto.
Il primo arrivato a svolgere il ministero sacerdotale è stato Angelo Andrea. L’ho conosciuto quando avevo una decina di anni perché la chiesa Anime Sante al Miseremini, essendo nel mio quartiere, era la nostra Parrocchia e, a partire dalla mia devotissima madre, eravamo assidui frequentatori della stessa, sia per la messa domenicale, sia per le più importanti ricorrenze liturgiche come la Pasqua, l’Immacolata e il Natale.
Non feci mai il chierichetto perché procurarsi il vestitino idoneo costava molto e nella mia famiglia i soldi, che erano sempre pochi, servivano per fini meno “nobili” ma insopprimibili.
Questa la sua biografia
ANGELO ANDREA SAMMARCO – (Bagheria 16 marzo 1912 – ivi 18 aprile 1950) –
Dopo essere stato a Cerda, arrivato a Bagheria, fu nominato 3° cappellano della Chiesa Madre, con delibera del Podestà Giovan Battista Maniscalco del 29 settembre 1938. Si era reso vacante, infatti, il posto lasciato vuoto dal Sac. Mons. Filippo Arena, nominato Arciprete della stessa Chiesa. Era stato proprio quest’ultimo a segnalarlo alla Curia Arcivescovile e al Comune che, esercitando il diritto di Patronato sulla Chiesa, deliberò favorevolmente. Con decorrenza 1° settembre 1938, per assolvere le varie incombenze di culto, determinò per lui una retribuzione di lire 1500 annue, oltre il caroviveri. Da quel momento divenne vice parroco della Madrice e Rettore della Chiesa delle Anime Sante. Morì giovanissimo (trentottenne) e gli successe il fratello Giuseppe. Rispetto alla mastodontica corporatura di quest’ultimo, era magro e veniva considerato un sant’uomo.
Angelo Andrea, mentre era ancora vice parroco alla Madrice, ebbe modo di farsi conoscere e ammirare sia alla Chiesa del Miseremini, sia all’Asilo Trabia delle Figlie della Carità, perché era ricco di propositi e animatore instancabile di opere sante e feconde. Gli si deve la costruzione della Casa Canonica che spianò la via all’erigenda parrocchia del “Miseremini”.
Il Consiglio comunale, in seguito alla richiesta dei componenti della Congregazione della Chiesa del Miseremini i quali chiesero che fosse esaminata l’opportunità di intestare una via al nome del compianto sacerdote, in data 10 giugno 1950, deliberò di intestargli l’ex via Teatro, anche perché il Teatro comunale “Branciforte” in quegli anni era abbandonato a se stesso.
I richiedenti avevano fatto presente di essere “interpreti dei voti della cittadinanza bagherese, memori della incolmabile perdita che ha colpito i fedeli della predetta Chiesa, il quale con la sua infaticabile opera di vero apostolato, aveva trasformato anime e cose, sì da lasciare tracce indelebili della sua intelligente e operosa attività”.
Dopo la sua morte, avvenuta, come abbiamo visto, il 18 aprile 1950, a sostituirlo, nominato dall’Arcivescovo Cardinale Ernesto Ruffini, arrivò Giuseppe, nato due anni prima di Angelo Andrea. Con il nuovo arrivato ebbi un buon rapporto, anche perché tra lui e mio fratello Stefano c’era già un’amicizia consolidatasi prima degli anni Cinquanta. In seno alla Chiesa, per sua iniziativa, si crearono un ricreatorio, una squadra di Calcio – la Nova Juventus – e ben presto anche il gruppo giovanile di Azione Cattolica. Padre Sammarco avrebbe voluto che io ne diventassi presidente, ma non volli accettare tale carica perché, essendomi diplomato, era necessario che mi concentrassi nella preparazione per superare il concorso magistrale. Tra l’altro già lavoravo intensamente come supplente nelle scuole elementari. Ci rimase male e il nostro rapporto andò sempre più affievolendosi, anche perché al lavoro si associò prima l’attività di pubblicista (1959) per il giornale L’Ora, quindi (1964) la nomina a Commissario Straordinario della prima squadra di calcio cittadina.
Questa la sua biografia
Giuseppe Sammarco – Bagheria 28 febbraio 1910 – ivi 31 dicembre 1989 –
Ordinato sacerdote nel 1935 a Mazara del Vallo, dove la sua famiglia era impegnata per motivi di lavoro, l’Arcivescovo Cardinale Ernesto Ruffini lo trasferì dalla Congregazione dei Servi dei Poveri (Boccone del Povero) di Palermo, dove era entrato il 30 ottobre del 1943, e gli affidò la chiesa delle Anime Sante, nominandolo Rettore della stessa. L’8 dicembre del 1950 lo stesso Arcivescovo firmò il decreto di erezione della Chiesa a parrocchia.
Il 31 ottobre 1952 sempre il cardinale Ruffini lo nominò parroco e il 6 gennaio 1953 prese possesso canonico della parrocchia che resse fino al 1986.
Organizzò più di trenta viaggi al Santuario di Lourdes dove ricevette l’onorificenza di Emerito Cappellano del Santuario. Nel 1957 fondò il Bollettino parrocchiale, denominandolo “L’IMMACOLATA”. Con il contributo dei parrocchiani e di tutto il popolo bagherese riuscì a dotare la Madonna di un diadema e di uno stellario d’oro che furono posti sul capo del simulacro il 29 novembre 1954 dal cardinale Ruffini, il quale in quell’occasione diede all’Immacolata gli appellativi di Madre e di Regina di Bagheria.
Durante il suo Ministero sacerdotale si dimostrò caritatevole ma a volte anche burbero e rigido, perché amava la disciplina e lo spirito religioso; mal sopportava, infatti, che le donne entrassero in chiesa con la testa e le braccia scoperte. Figuratevi se consentiva le ampie scollature, il vestito poco sopra le ginocchia… per non parlare delle minigonne. Quando ciò accadeva, soleva rimproverare apertamente colei che trasgrediva, invitandola a uscire dal luogo sacro.