Forse non tutti sanno cos’è un Consultorio e perché venne istituito e solo le donne che ci passano sanno che, nonostante svolga un servizio di massima utilità, non si può dire che attualmente stia molto bene.
Si tratta di un servizio istituito nel 1978 allo scopo di fornire assistenza sociale, psicologica e medica alla famiglia, alla coppia, alla donna nelle diverse età della vita.
Erano gli anni delle leggi e dei referendum sul divorzio e sulla interruzione volontaria della gravidanza, e compito degli operatori del Consultorio era quello di fornire alle sue utenti strumenti per affrontare consapevolmente e liberamente il momento per ottenere una gravidanza. Base principale del suo servizio era dunque l’informazione e la formazione sui metodi contraccettivi esistenti, la loro erogazione e l’assistenza necessaria alla donna e alla coppia. Il Consultorio presto diventò, in particolare per le donne, e per i giovani, un luogo dove finalmente parlare di sessualità senza l’eccezione negativa legata alle sue problematiche, come era sicuramente l’aborto. Diventò una nuova opportunità per accrescere la consapevolezza del ruolo femminile nella procreazione e nella sessualità, la responsabilità della coppia. Fondamentale era la professionalità degli operatori che seguivano anche i tentativi di autocoscienza delle donne, per la maggioranza dei ceti popolari che, a poco a poco, presero a frequentare questo servizio pubblico gratuito con assiduità, e questo contribuì enormemente al sensibile arretramento dei casi di aborto e di gravidanze precoci, e non meno a favorire l’emancipazione delle donne.
Negli ultimi decenni si è pensato che il ruolo dei Consultori si fosse esaurito, che l’emancipazione femminile e l’evoluzione delle famiglie non avesse più bisogno di stampelle, che l’informazione e la formazione, il sostegno e l’assistenza non avessero più bisogno di luoghi deputati, come può essere un Consultorio, dunque questi sono stati abbandonati al degrado e si è perfino progettato una loro estinzione.
Ci accorgiamo tutti che questo è un errore, mai come ora servono luoghi deputati come questi, semmai dovremmo dire che è necessaria una piena attuazione della legge che li ha istituiti, che allargava i servizi di assistenza e di informazione, per la prevenzione delle malattie e del disagio psichico e psicologico che accompagna frequentemente la vita familiare e la sessualità, non di meno il problema della violenza di genere, in particolare quella sulle donne che è diventato un fenomeno gravissimo e difficile da affrontare.
Pensiamo che abbandonare al degrado un presidio sanitario così importante, farlo decadere dal suo ruolo, è un errore che pagano principalmente le donne più svantaggiate , non di rado rimaste sole ad affrontare le problematiche legate alla famiglia e alla sessualità . La storia del Consultorio di Bagheria, e i suoi bisogni attuali, l’avrebbero meglio raccontata gli operatori, i quali da anni prestano il loro servizio alle donne e alle famiglie: l’ostetrica, l’assistente sociale, lo psicologo, il ginecologo, l’assistente neonatale, tutte figure di grande importanza e di sicuro riferimento per le utenti che giornalmente affollano i locali ( a Bagheria si trovano in via Massimo D’Azeglio 45). Ma nessuno pare più disposto a dialogare con noi e il nostro Comitato, che tanto fastidio sta dando, sollevando il problema e riportandolo alla luce . Eppure il loro ruolo per noi resta importantissimo: oltre a dare consulenze, erogano contraccettivi e forniscono assistenza anche alle donne che subiscono violenza, forniscono un servizio ad adolescenti e giovani, e sono sempre disponibili se contattati telefonicamente dalle utenti in difficoltà.
Nonostante queste potenzialità, le utenti del Consultorio hanno manifestato in diverse occasioni il loro disagio per il degrado dei locali (in particolare la zona dell’accoglienza) l’assoluta mancanza di privacy ( mancando una sala riservata a questo scopo), gli spazi di incontro. Da diversi anni la sala d’attesa del Consultorio si riduce ad un ingresso ingombro di scatoloni, una scala in metallo per accedere al livello superiore dell’edificio e un piccolo gabinetto annesso ( e le donne disabili?).
Da diversi anni l’8 marzo è stato il giorno della manifestazione “ Un nuovo Consultorio” per le donne.
Le Amministrazioni Regionali e Provinciali hanno ignorato il problema, fino a quando non siamo riusciti a far pubblicare sul Giornale di Sicilia un articolo di denuncia. A quel punto si sono dimostrati tutti disponibili ad “ascoltare” ma molto meno disposti ad attivarsi per risolvere i problemi del Consultorio di Bagheria. Le motivazioni dell’ASP sono la mancanza di fondi da poter utilizzare.
Visto che i locali del Consultorio sono in affitto, è sembrato scontato optare per una soluzione: utilizzare i fondi stanziati per il nuovo contratto d’affitto per ristrutturare invece i locali che l’Amministrazione Comunale, per venire incontro alle esigenze delle donne che hanno manifestato( dopo varie vicissitudini e fraintendimenti), ha messo a disposizione dell’ ASP . Si tratta di locali confiscati alla mafia che l’Amministrazione, considerando le nostre richieste e l’effettiva necessità di dare un luogo idoneo al servizio del Consultorio, valutando le sue disponibilità, ha deciso di concedere in Comodato d’uso all’Asp che dovrà preoccuparsi di adattarlo all’esigenza del servizio e dei suoi Operatori.
Il punto della questione è questa:
- Attualmente il Comitato delle Utenti del Consultorio non sa se i locali offerti dall’Amministrazione, già visitati e ritenuti idonei dai responsabili dell’ Asp, siano già stati ceduti con contratto, oppure no.
- Se l’Asp ha già pronto un progetto di adeguamento dei locali
- Se e quando l’Asp farà un bando per affidare l’adeguamento
- Entro quale data, approssimativamente, l’ASP pensa di poter consegnare i locali agli Operatori e alle Utenti del Consultorio.
Siamo dunque in attesa di ricevere buone notizie, sia dall’Amministrazione a proposito dell’affidamento dei locali, sia dall’ASP in relazione al progetto di adeguamento.
* Comitato delle Utenti del Consultorio di Bagheria
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