Per il resto d’Italia è il regista Giuseppe Tornatore, per i cittadini di Bagheria sarà sempre Peppuccio.
Tornatore, uno dei figli più illustri di Bagheria ha preso parte alla presentazione del suo ultimo libro “Diario inconsapevole” in una sala gremita del Supercinema di Bagheria.Con lui hanno dialogato Camillo Scaduto, giornalista di “La voce di Bagheria” e di “Live Sicilia”, lo scrittore Maurizio Padovano e il regista di cortometraggi Nico Bonomolo. L’incontro è stato organizzato dalla libreria “Interno 95”.
Tornatore, come sempre, ha tirato fuori dalla sua memoria aneddoti e fatti del suo passato che hanno deliziato il numeroso pubblico accorso che gli ha spesso dedicato lunghi applausi.
Sollecitato con maestria dai tre intervistatori, ha parlato a 360 gradi del suo libro ma anche di altri episodi della sua vita, molti, ovviamente, legati a Bagheria.
In apertura ha sottolineato che si è sempre fatto chiamare Peppuccio, anche se da qualche anno molti lo chiamano Giuseppe “forse perché ormai l’età avanza”, ha detto.
Come è nato il libro
Il regista ha parlato della nascita del suo volume “Diario inconsapevole”.
“E’ un libro che comprende articoli, presentazioni e interventi che ho scritto nel corso degli anni. Mi hanno chiesto un libro e ho tirato fuori tutte queste cose che sono piaciute”.
Sollecitato dagli interlocutori, ha parlato della notte degli Oscar in cui è stato costretto soltanto a ringraziare, mentre poi si è soffermato su un intervento di Leonardo Sciascia secondo cui “dai cattivi libri possono nascere buoni film, mentre dai buoni libri nascono cattivi film”.
“Ma non è sempre così -ha aggiunto Tonratore-. Il film ha una vita autonoma e non deve tradire il libro da cui è tratto”.
Cinema e Bagheria
Come era ovvio aspettarsi, Tornatore ha parlato dei suoi esordi, della voglia di andare via da Bagheria, anche se la decisione è stata pesante.
“Quando ho scritto Nuovo cinema Paradiso -ha detto- ho vissuto una sorta di tumulto, perché la decisione di andare via da parte del personaggio del film ricordava la mia decisione che era avvenuto da poco tempo.
Io non direi ad un ragazzo di andarsene, anche se io volevo farlo. Su molte cose ho avuto ragione, anche se ne ho perso tante. Quando torno non trovo persone che sono andate via e mi dispiace. Ma se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto.”
Fotografia e cinema
Tornatore ha anche parlato della sua passione per la fotografia che differisce notevolmente con il cinema: “con la fotografia non devi convincere nessuno, con il cinema hai a che fare con molte persone anche se con il film hai la libertà di raccontare quello che vuoi”.
Bagheresi e baarioti
Il regista è tornato sull’annosa differenza fra essere bagheresi e baarioti, tirata fuori in passato da Guttuso e Nino Buttitta.
Su questo argomento è intervenuto anche il professore Franco Lo Piparo che non gradisce questa differenza: “il baarioto è forse un mafioso buono”.
Tornatore non ha condiviso molto la tesi di Lo Piparo aggiungendo: “per me della parola baarioto è bello il suono, legato forse anche alla nostra tradizione. Per questo il mio film l’ho chiamato Baaria. Se l’avessi chiamato Bagheria non avrebbe funzionato”.
Il rapporto con il padre
L’ultima parte della manifestazione è stata dedicata al rapporto che Tornatore ha avuto con il padre Peppino.
“Diceva sempre la verità, a volte andando anche contro gli uomini del suo partito. Era geniale e per me era illuminato. Non amava le scorciatoie. Non gli piaceva molto quello che volevo fare ma non mi ostacolava.
Per me era e resta una figura eroica”.
Tornatore si è poi concesso ai fans con firme, autografi, fotografie e sorrisi.