Leoluca Orlando torna a fare il sindaco di Palermo. Ha battuto, al ballottaggio, Fabrizio Ferrandelli, candidato del Pd.
Orlando ha avuto quasi il 73% dei consensi e oltre 150 mila voti. Molto bassa l’affluenza alle urne, il 39,73%. Orlando torna a fare il sindaco di Palermo dopo oltre 15 anni. Aveva suscitato scalpore il risultato del primo turno con il 47% dei consensi e con Ferrandelli, sostenuto dal Pd, con il 17%.
Biografia Leoluca Orlando (tratta da Wikipedia)
Laureato in giurisprudenza, avvocato, è stato docente di diritto pubblico regionale all’Università di Palermo. Ha compiuto studi ad Heidelberg (in Germania) ed in Inghilterra. Figlio dell’avvocato Salvatore Orlando Cascio, inizia il suo percorso politico nella Democrazia Cristiana, con i cui vertici entrerà poi in scontro.
Consigliere giuridico del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella dal 1978 al 1980, è stato consigliere comunale di Palermo dal 1980 al 1993, nelle file della Democrazia Cristiana. Sarà sindaco di Palermo dal 1985 al 1990, a capo di una giunta di coalizione (c.d. “esacolore”).
Dopo la pubblicazione dell’articolo I professionisti dell’antimafia, apparso sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987, Orlando, Nando Dalla Chiesa e altri entrano in forte polemica con Leonardo Sciascia. Anni dopo Leoluca Orlando puntualizzerà che Sciascia «diceva cose giuste ma fu strumentalizzato».[5]
Rieletto consigliere comunale nel 1990 con oltre 70 000 voti di preferenza, non fu ricandidato a sindaco dal suo partito, e lascerà la DC l’anno successivo promuovendo la nascita de La Rete-Movimento per la Democrazia. Dello stesso anno è lo scontro con Giovanni Falcone a seguito dell’incriminazione per calunnia del pentito Pellegriti il quale rivolgeva accuse al parlamentare europeo Salvo Lima. La polemica proseguì quando Orlando accusò Falcone di tenere nascoste nei cassetti le carte sugli omicidi eccellenti di mafia e le prove delle collusioni di politici con Cosa nostra.
Eletto all’Assemblea Regionale Siciliana nel 1991 (da cui si dimette l’11 dicembre dello stesso anno), sia nel collegio di Palermo che di Catania. Eletto anche deputato alla Camera dei deputati nel 1992 nel collegio di Roma, col movimento da lui guidato (si dimetterà nel dicembre 1993).
Nel 1993, nelle prime elezioni dirette, ritorna sindaco di Palermo con oltre il 75% dei voti superando Elda Pucci. Viene confermato alla carica di primo cittadino nel 1997, battendo Gianfranco Miccichè. Il periodo della sua sindacatura, pur fra scelte molto controverse, viene da molti ricordato come “la primavera” di Palermo”, sia per la notevole attività di promozione e recupero dell’immagine della città in Italia e nel mondo, che era uscita assai danneggiata dalla lunga sequela di omicidi e crimini mafiosi culminati con le stragi del 1992, sia per la promozione di una cultura della legalità anche in ambito culturale ed educativo.
Dal 1994 al 1999 è deputato al Parlamento europeo. Porterà La Rete a sciogliersi e a confluire nei Democratici di Romano Prodi e quindi nella Margherita. Si dimette da sindaco nel dicembre 2000 per concorrere, come candidato del centro-sinistra alla presidenza della Regione Siciliana, alle elezioni regionali del giugno 2001, dove viene sconfitto (col 36,6% contro il 59,1%) da Salvatore Cuffaro. Diviene, per il meccanismo elettorale, ancora deputato all’Assemblea Regionale Siciliana dal 2001 al 2006.
In occasione delle elezioni primarie de l’Unione, nel 2005, per designare il candidato presidente della Regione per le regionali del 2006 si schiera a sostegno di Rita Borsellino, scontrandosi con le posizioni ufficiali della Margherita a sostegno di Ferdinando Latteri. Espulso da Rutelli dal partito si avvicina all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, con la quale, capolista in diverse circoscrizioni, ritorna deputato alla Camera. Diviene presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Nel maggio del 2006 ha annunciato l’intenzione di portare la sua candidatura alle primarie dell’Unione, per la scelta del candidato sindaco di Palermo, nelle quali (svoltesi 4 febbraio del 2007) è risultato il primo degli eletti con il 71,95 dei voti, distanziando di molto i diretti rivali Alessandra Siragusa (20,13%) e Giusto Catania (7,92%). Nel maggio del 2007 è stato in corsa per la carica di sindaco di Palermo per la coalizione di centro-sinistra, ma viene sconfitto dal primo cittadino già in carica Diego Cammarata con circa 20 000 voti di scarto: Orlando ha commentato la notizia denunciando la presenza di gravi brogli elettorali.
È noto per il suo impegno contro la mafia, assieme ad altre battaglie civili (come quella contro la pena di morte). Dal 2006 è portavoce nazionale di Italia dei Valori, partito che si presenta alle elezioni politiche del 2008 in coalizione con il Partito Democratico. Viene eletto deputato nelle due circoscrizioni della Sicilia ma opta per il seggio nella prima circoscrizione del Lazio per favorire l’ingresso di altri candidati in Parlamento.
Il suo nome viene proposto per la presidenza della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (meglio nota come “Commissione di vigilanza RAI”), che per prassi viene assegnata all’opposizione. Su Orlando esiste l’accordo di PD, IDV e UDC, ma la candidatura viene fortemente osteggiata dalla maggioranza PDL–Lega Nord che fa mancare il numero legale per 40 votazioni e poi vota autonomamente per un esponente del PD, quindi un nome diverso dall’indicazione fornita dalle opposizioni parlamentari, Riccardo Villari. Il 18 novembre 2008 per protesta nei confronti della maggioranza e del premier Berlusconi, accusato di essere un “corruttore politico”, Orlando – insieme al collega di partito Pancho Pardi – si dimette dalla Commissione di Vigilanza.
Dal 2008 è presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali.
Dopo aver sostenuto Rita Borsellino alle elezioni primarie del centrosinistra per il candidato sindaco di Palermo del 2012, il 23 marzo 2012 annuncia la sua ricandidatura alla carica di sindaco di Palermo, affermando che le primarie sono state macchiate da brogli e inquinamenti politici, sostenuto dall’IdV, dalla Federazione della Sinistra e dai Verdi in contrapposizione al vincitore delle primarie Fabrizio Ferrandelli, ex IdV. Approderanno al ballottaggio proprio Leoluca Orlando (con il 47,42%) e Fabrizio Ferrandelli (con il 17,34%).