All’indomani della revoca del provvedimento di obbligo di firma, da parte della Procura di Termini Imerese, il sindaco Patrizio Cinque convoca una conferenza stampa e risponde alle domande dei giornalisti sull’inchiesta che lo vede imputato insieme ad altre 22 persone.
Con lui si siedono gli avvocati Vincenza Scardina e Antonio Di Lorenzo.
Nell’inchiesta il primo cittadino viene coinvolto in 3 filoni di indagini: sull’affidamento del palazzetto dello sporto di Bagheria, sulla casa abusiva del cognato e sull’affidamento del servizio dei rifiuti alla Tech nel 2015.
“Ho voluto aspettare -esordisce- per fare chiarezza perché non volevo dare risposte fataliste o politiche. Certo è che l’inchiesta arriva a 30 giorni dalle elezioni regionali. Ho fiducia nella Magistratura ma qualcosa non va”.
Il sindaco analizza uno per uno i tre filoni d’inchiesta, sottolineando che la misura dell’obbligo di firma era stata disposta solo per la vicenda legata al palazzetto dello sport. Fa riferimento alle dichiarazioni spontanee rese la settimana scorsa al Gip in cui ha prodotto molti documenti. Va comunque sottolineato, come hanno specificato i legali, che l’inchiesta è ancora all’inizio e che la Procura, al termine dell’indagine, potrà decidere se rinviare a giudizio il primo cittadino e quindi andare in giudizio oppure decidere di proscioglierlo.
Abusivismo edilizio.
“Il gip non era a conoscenza di nuovi elementi. Su tutti che la casa di mio cognato è stata acquisita dal Comune e che io avevo firmato un’ordinanza di demolizione. L’aspetto più inquietante è che qualcuno ha presentato un’autodenuncia a nome di mio cognato. Sull’abusivismo edilizio tengo a precisare che Bagheria è insieme a Marsala il Comune con il più alto numero di acquisizioni e ordinanze di demolizione. 70 sono le costruzioni autodemolite dai proprietari e 30 quelle acquisite dal Comune. E l’azione continuerà. La nostra amministrazione ha deciso di dare priorità alle costruzioni abusive di proprietà di mafiosi. Come abbiamo fatto per la casa della compagna di Nicolò Testa e di quella dei Guttadauro. Siamo stati gli unici a toccare la “roba” alla mafia.”
Palazzetto dello sport.
“La struttura dipende dalla Provincia regionale di Palermo. Quanto ricostruito nell’indagine è solo parziale. Quando sono stato sentito in Procura abbiamo fornito al gip tutte le informazioni necessarie. Non era a conoscenza che avevamo chiesto la gestione esclusiva del palazzetto del Comune di Bagheria e di altri enti locali. Del resto l’8 settembre del 2015 si era svolta una riunione alla presenza di tutti gli altri soggetti interessati”.
Rifiuti
“Il gip non era a conoscenza che l’inchiesta ha preso spunto da un esposto, nel 2015, firmato dalla dirigente Picciurro, alla quale però erano stati notificati dei provvedimenti disciplinari.
Il servizio sotto accusa è quello alla Tech. Noi abbiamo affidato l’incarico scegliendo la ditta da 5 imprese inserite nella “white list” della Procura. Forse bisognerebbe ricordare che il pentito Pasquale Di Salvo ha detto che a Bagheria molti mangiavano con i rifiuti, e che adesso con il sottoscritto questo non era più possibile. Io accetto l’inchiesta su di me ma mi chiedo perché non sono state fatte le inchieste negli anni precedenti quando venivano affidati servizi sui rifiuti diretti e quando c’era il Coinres che ha prodotto debiti per 100 milioni di euro. Coinres in cui venivano assunti uomini vicini alla mafia.”
Il sindaco infine parla degli altri dipendenti indagati e per i quali sono state revocate le misure di obbligo della firma:
“Sono tutte persone perbene, fra cui molte madri di famiglia”.