Quando affrontiamo problematiche legate a cause psicologiche capita, nonostante la nostra buona volontà, di non riuscire a risolverle. Il fatto di non risolverle, facilmente genera frustrazione e tristezza. Scientificamente
è provato che alla base di problematiche emotive ci siano cause psicologiche; scientificamente è sempre dimostrato che le problematiche emotive possono manifestarsi come sofferenze in alcune delle nostre aree personali.
Le aree personali su cui si possono riflettere i problemi di origine psicologica sono differenti e possono essere: aree delle relazioni sociali e sentimentali, aree dell’autonomia e carriera professionale, aree alimentari, aree delle relazioni intime e sessuali. aree delle somatizzazioni, aree delle dipendenze tipo alcol, droghe, ecc…. Quando si manifestano, le problematiche sono in grado di farci precipitare nella trappola della vergogna, senso di colpa e isolamento.
La trappola si attiva per il fatto che non riuscendo a risolvere come si vorrebbe il problema, esso
viene vissuto come qualcosa di cui ci si deve vergognare e sentirsi colpevoli per lo stesso fatto di apparire a noi irrisolvibile. Sia il senso di vergogna che il senso di colpa facilmente fanno protendere la persona a nascondere il proprio problema, alimentando su di sé la via dell’isolamento. A sua volta, come naturale conseguenza, la presenza contemporanea di senso di vergogna, colpa ed isolamento, rendono molto facile che l’autostima personale sprofondi a livello molto bassi. Quando l’autostima scivola verso il basso la persona inizia sempre di più a sentirsi diversa, anormale e mancante rispetto alle altre persone. Purtroppo queste conclusioni personali, creano come un frullato
mentale e fisico in cui,come in un circolo vizioso, la persona sprofonda dentro un pressante stato di sconforto e disperazione, le quali renderanno deboli le risorse personali positive della persona. Così, come quando una macchina
esaurisce il carburante e si ferma, lo stesso effetto lo subisce anche la persona quando esaurisce le proprie risorse positive personali.
Nonostante la sempre presente e buona volontà della persona di volere affrontare e risolvere il problema, la povertà di risorse positive renderà molto più difficile e gravoso l’affrontarlo. Basti pensare che quando le risorse personali sono all’osso, anche il fare le cose quotidiane più elementari, coma alzarsi la mattina, il lavarsi, il prepararsi da mangiare, il programmarsi il lavoro, l’ impegnarsi nelle proprie attività, diventa molto pesante e difficile. Detto ciò, ed a prescindere da quale possa essere il problema che si stia affrontando, la cosa importante è tirarsi fuori dalla terribile trappola che vorrebbe fare di noi dei colpevoli che devono vergognarsi. Come riuscire a tirarsi fuori da questa trappola, proverò a spiegarlo.
La prima cosa che dovremmo sapere è ricordarci che ognuno di noi è responsabile e colpevole solo ed esclusivamente per tutte le cose che intenzionalmente fa. Ovvero se Intenzionalmente voglio distruggere la mia macchina e la faccio sbattere contro un muro, allora in questo caso io sono responsabile. Ma sarà diverso il fatto, nel caso in cui accidentalmente la macchina sbanda e va a finire contro un muro. Ovvero nel primo caso sono stato Io a volerlo provocare, nel secondo caso è stato un fatto accidentale e non dipendente dalla mia volontà.
La domanda quindi che dovremmo farci riguardo al nostro problema è: Io intenzionalmente lo voglio e mi sto creando il problema?
Altra domanda è: Sono veramente Io che voglio avere questo problema?
Il sentirmi colpevole è una conclusione che viene fuori dal fatto lo creato Io il problema, oppure tale conclusione è figlia del fatto che ancora non sono riuscito a risolverlo?
Adesso riflettiamo su questo punto: ma se fossi veramente Io a volere creare questo problema, per quale cavolo di motivo mi lamento, mi vergogno e mi sento colpevole del problema che sto subendo?
Se ci riflettiamo bene, queste domande svelano una grande verità, ovvero che è assurdo ed illogico ritenersi responsabile per un problema solo perché non siamo ancora riusciti a risolverlo. Sarebbe come se un investigatore diventasse responsabile di un omicidio per il fatto che non è riuscito a scovare il colpevole. È illogico credere di essere colpevoli per il fatto di non trovare la soluzione. Il fatto vero è che se avessimo trovato la soluzione, il problema si sarebbe già risolto. Altro fatto reale è che molti problemi non hanno una facile soluzione ed il fatto che
noi non la abbiamo ancora trovato non ci rende colpevoli, specie di tutto quello che noi non avremmo voluto. Dobbiamo chiarirci in maniera razionale che è assolutamente inesatto attribuirsi delle responsabilità per dei problemi che non si vogliono e di cui con tanto piacere si farebbe volentieri a meno. La conclusione logica è che noi siamo responsabili solo per quei problemi che intenzionalmente ed in maniera mirata ci creiamo, ma in quel caso dobbiamo essere in grado di spiegare, meglio di come fa la scienza psicologica, come siamo in grado di auto
crearci un problema. Dall’altra parte è illogico attribuirsi responsabilità e colpe per problemi che non siamo ancora riusciti a risolvere. Come già detto: la verità viene svelata dal fatto che, se sapessimo come risolvere il nostro problema, esso non sarebbe più tale. Solo chi vive il problema sa con quanto piacere lo manderebbe a quel paese se sapesse come fare. Pertanto diciamo basta a noi stessi di sentirci colpevoli e responsabili per una circostanza che non siamo riusciti ancora a risolvere. Diciamo Basta a noi stessi di sentirci manchevoli e pieni di vergogna verso noi stessi e gli altri per un problema che non siamo ancora riusciti a risolvere. Ricordiamoci che siamo esseri umani e che nessuno essere umano presente al mondo è esente dal trovarsi davanti a problemi che non si è ancora riusciti a risolvere. Smettiamola di giudicare noi stessi in maniera così pesante e per coerenza smettiamo di giudicare chi non è riuscito a risolvere un suo problema.
Diciamo con grinta e forza a noi stessi, ma di cosa mi devo vergognare se ciò che mi succede non dipende dalla mia volontà? Abbiamo forse noi voluto crearci intenzionalmente il problema? Smettiamola quindi di vergognarci e sentirci colpevoli di un problema che mai e poi mai avremmo voluto. Quindi a testa alta, rinvigoriamo la nostra autostima, condividiamo immediatamente con chi ci sta vicino o con un professionista esperto quel problema che mai e poi mai avremmo voluto, ed usciamo fuori dall’isolamento in cui la maledetta trappola dell’ vergogna e del senso di colpa ci ha sbattuto dentro.
Se smettiamo di vergognarci e sentirci colpevoli il problema non sarà ancora risolto, ma di certo troveremo una migliore stato interiore per affrontarlo più serenamente. Non permettiamo più a questa maledetta trappola di
svilire la nostra autostima e sicurezza personale. Chiariamo a noi stessi che noi abbiamo sì un problema, ma che noi, non siamo il problema. Tu lettore che ti riconosci o riconosci come vere le cose che ho scritto, passa all’azione. Adesso riconosci la trappola perversa in cui si può cadere; se riconosci di esserci dentro, ritrova la tua autostima, esci con grinta ed a testa alta dall’isolamento in cui la trappola ti ha rinchiuso. Socializza il problema, specie a quelle persone vicine e importanti a cui lo hai da tempo nascosto per senso di vergogna. Utilizza questa apertura per liberarti da quel senso di colpa infido e bugiardo che vorrebbe fare di te il vero colpevole di un problema che tu non avresti mai voluto avere.
* Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale esorto in Ipnosi, EMDR e PNL
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