Non credo di esagerare se affermo che i primi festeggiamenti per il nostro santo Patrono decorrono dal momento in cui fu completata la Chiesa Madre(1771) e che vi fu collocata la statua lignea di San Giuseppe, opera dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi. Sembra accertato, comunque, che la devozione al Santo abbia natali risalenti al 1658quando, adiacente al suo Palazzo,Giuseppe Branciforte fece costruire una Cappella, dedicata alla Beata Vergine Maria, all’interno della quale vi fu collocato anche un quadro di San Giuseppe.
Non abbiamo notizie sulle eventuali feste delSettecento, ma non c’è dubbio che, almeno liturgicamente, le manifestazioni religiose non saranno mancate, ivi comprese le processioni.
Solo dopo il 1826, quando fu istituito il nostro Comune, Sindaco e decurioni (così si chiamavano allora i consiglieri) cominciarono a organizzare dei festeggiamenti in grande stile.
Il Giornale di Sicilia, solo dopo il 1870, cominciò a dare notizie della festa “alla Bagheria” (anche dopo cinquant’anni dalla modifica del nome, non era difficile sentir dire ancora “alla Bagaria” o scriverlo, così come si diceva “alli Ficarazzi”).
Notizie precedenti della festa si hanno, però, da altri documenti d’archivio dai quali si evince l’importanza che essa aveva e con quanta cura venivano allestite, dalle Deputazioni parrocchiali, le funzioni religiose interne, la processione, la volata dell’Angelo, ecc. e dai Comitati per predisporre l’organigramma della stessa (ingaggio di bande musicali, sparo di mortaretti, corse dei cavalli, giochi artificiali. Inoltre il Comitato, per tempo, si metteva in moto per le vie del paese per la raccolta delle somme per far fronte alle ingenti spese da sostenere. Al Municipio spettava la predisposizione e l’assegnazione degli spazi per le fiere, i circhi equestri, le giostre, nonché per le bancarelle per ogni tipo di vendita con in testa caliari, siminzari e tirrunari.
La partecipazione alla processione era molto sentita e negli occhi dei fedeli si leggeva una gioiosa devozione.
La “vara” di San Giuseppe veniva portata a spalla dai devoti del Santo, chiamati“Sanciusippari”, e che dovevano portare il nome del Santo. Oggi si usano “vare” con ruote di gomma.
La musica, in tutti i tempi, ha avuto un posto di prestigio, e le più famose bande italiane e isolane sono state sempre ingaggiate, almeno fino agli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso. Da ricordare quelle delle Guardie di Finanza, dei Carabinieri, della Polizia, dell’Esercito. Quando s’ingaggiavano due bande era necessario allestire due palchi per le loro esibizioni.
Anche le nostre bande erano molto apprezzate e, oltre che a Bagheria, venivano ingaggiate per le feste che si tenevano in altre città della Sicilia, anche perché ben guidate da maestri molto preparati, come Salvatore Effetto, Giuseppe Sardo, Francesco Ficano, Cesare Fumarola.
È appena il caso di ricordare che anche i più affermati cantanti di musica leggera hanno onorato della loro presenza il pubblico bagherese, certo con lauti ingaggi.
Il Comitato organizzatore, formato da cittadini molto in vista nel paese, riceveva fior di milioni dai consorzi agrumari, dai macellai e da una miriade di imprenditori, operatori industriali e commerciali, di cui oggi, purtroppo, non si ha più traccia.
La festa si concludeva con i giochi pirotecnici – u jocu ri focu – che avevano luogo a Piazza Palagonia, quando, andando oltre, non c’erano che limoneti.
Nel paese c’era grande animazione almeno un mese prima dalla data fissata per la festa che, nel passato, cadeva nel mese di maggio, mentre ora le viene riservato il mese di luglio o di agosto; le ragazze dovevano mettersi in mostra con un vestito nuovo e necessitava prenotarsi dalla sarta molto tempo prima. Poiché c’erano scambi di visite e si ospitavano parenti (che ritornavano anche dall’America) e amici, bisognava rinfrescare le abitazioni, compresi i muri esterni; anche in questo caso era necessario impegnare in tempo gli imbianchini – “i pittura”.
La popolazione si rivolgeva al Santo per ottenere delle grazie; famosa la preghiera per invocare la pioggia: “San Ciusippuzzu chiuviti chiuviti, ca l’acidduzzi su morti ri siti, e mannatinni una bona, senza lampi e senza trona”.
Da ricordare, infine, che ai balconi delle strade dove passava la processione, venivano esposti i “gioielli di famiglia”, cioè le migliori coperte di seta o di lana, per rispetto al Santo, il che, del resto, accade anche oggi.
Ed ecco ora il resoconto sintetico di alcune feste dal 1833 al 1935
Mercato per la festa di S. Giuseppe
Quasi ogni anno, in occasione della festa di San Giuseppe, aveva luogo il mercato del bestiame. A rimettere gli avvisi ai Comuni della Valle di Palermo per dare loro conoscenza della data del detto mercato, era l’Intendente (il Prefetto di oggi), al quale venivano inviati i manifesti per la successiva distribuzione, tramite corrieri ordinari.
Relativamente alla festa del maggio 1833 fu diffuso il seguente A V V I S O
Si previene il Pubblico, ch’essendo stato autorizzato, con Ministeriale del Governo, un pubblico Mercato nel Comune di Bagheria nei giorni della prima Domenica ed il seguente Lunedì di Maggio di ogni anno, potranno i Concorrenti disporsi ad intervenirvi, prevenendoli che vi sarà pascolo franco, e diriggendosi (sic) col maestro della Fera saranno da questo istruiti del locale del pascolo non solo, ma benanco de’ luoghi di abbeverare, assicurandoli ancora di tutte le convenienti agevolazioni.
Bagheria il 28 Aprile 1833 Il Sindaco Andrea Castronovo
(Dalla carpetta Intendenza n. 1359 dell’Archivio di Stato di Palermo)
Il barone Don Domenico Melazzo (al quale fu poi dedicata la via Milazzo), in occasione della festa di San Giuseppe, svoltasi nei giorni 3 e 4 maggio 1834, si era reso benemerito, perché aveva ospitato, in quei due giorni, a casa sua, il ventunenne Principe Reale Leopoldo, fratello del Re Ferdinando II e figlio di Francesco I e di Maria Isabella di Spagna. Leopoldo era Conte di Siracusa e deteneva l’importante carica di Luogotenente Generale in Sicilia. Le spese per ospitare l’illustre personalità ammontarono a onze 33,18 che furono deliberate dal comune di Bagheria e finanziate dall’Intendenza di Palermo.
Per ospitare il Principe reale era stata scelta, appunto, la palazzina del barone Melazzo (situata sopra l’arco di Corso Umberto) perché, da quella si aveva un’ottima visione per assistere ai giochi artificiali sparati dalle campagne retrostanti la Chiesa del Santo Sepolcro. Il Principe reale, infatti, era venuto a Bagheria in occasione dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe, ma soprattutto per assistere ai giochi artificiali di Bagheria, molto famosi in Sicilia.
Una chicca riguarda la festa del 1848, allorquando Giuseppe Scordato uno degli artefici dei moti di quell’anno, e che aveva ottenuto grandi riconoscimenti, come scrive Nicola Previteri, “nel febbraio del ’48, era già stato elevato al rango del “don” e a marzo Bagheria l’onorava conferendogli la presidenza del Comitato dei festeggiamenti del Santo Patrono, carica fin lì riservata alle figure di spicco dei “galantuomini”. Non sfigurò, anzi, per ripagare tanta stima, egli non esitò ad anticipare 14 onze, occorrenti ai festeggiamenti”.
Un’onza corrispondeva a lire 12,75, quindi si trattava di lire 178,50 che allora era una bella sommetta.
Festa del 4-5-6 maggio 1884 (dal G. di S. del 7 maggio 1884)
Corse dei barberi – Alle 6 di pomeriggio vi furono le corse dei barberi (senza fantini detti anche “a scapula”) un po’ barbare in verità, sia pel modo come vengono eseguite e sia pel gusto matto che si pigliano le persone di percuotere a sangue i poveri cavalli che corrono, i quali imbizzarrendosi poi si scagliano tra la folla cagionando gravi disgrazie. Infatti uno di quei cavalli si gettò su sei persone facendole andare tutte a terra, ma per fortuna non si fecero alcun male, salvo una che ebbe a riportar delle lievi lussazioni.
Rissa – Mentre la processione percorreva lo stradale, in un viottolo così detto dello stradonello venivano alle mani per frivoli motivi alcuni individui, uno dei quali, un mozzo di stalla, percuoteva furiosamente col manico della frusta un avversario, tanto da produrgli diverse ferite. Un signore che era presente alla rissa per chiamare le guardie di P. S. sparò in aria un colpo di rivoltella.
Volata dell’Angelo – Dopo la processione, verso sera, il Santo giunse nella Piazza ove ebbe luogo la volata dell’Angelo. Due giovanotti del paese, vestiti da angeli, furono fatti scorrere per due anelli legati alle spalle, lungo una corda attaccata a due terrazze, finché giunti verso il Santo si fermarono e recitarono dei fervorini in versi (“i parti”), terminati i quali fra le grida di Viva San Giuseppe, risalirono un’altra volta.
Cade il palco – A questo punto, il palco ove trovavasi la musica, situato nella piazza, essendo troppo carico di persone sfondò e tutti precipitarono giù; un individuo riportò gravi contusioni.
L’ambo del Santo Padre – Dal G. di S. dell’8-9 maggio 1893
La redazione palermitana scrive:
È il terzo giorno delle feste di Bagheria, cioè una favorevole occasione che si presenta al nostro popolino per una maggiolata. Chi può spendere, non foss’altro, un paio di lire per andare a Bagheria e bere colà mezzo litro, non ci pensa due volte, anche a costo di fare un pegno.
Immaginiamoci poi che divertimento, che gioia per coloro – e non sono pochi – che ieri guadagnarono il famoso ambo del Santo Padre.
Il vero guadagno al lotto lo ha fatto il Comune di Bagheria con tutti i suoi bettolieri, trattori, caffettieri, fruttivendoli e il resto – i quali quest’anno non si aspettavano tanta straordinaria grazia di Dio in forma di avventori forniti di quattrini.
Se si dicesse che oggi tutta Palermo è a Bagheria, potrebbe sembrare una esagerazione; ma facciamo notare che, ad affacciarsi al balcone soltanto, la città sembra addirittura uno squallore: per certe strade non passa anima vivente.
Il giorno dopo (9-10 maggio 1893) lo stesso giornale scrive:
La gente accorsa da Palermo era così enorme che i numerosi e lunghissimi treni straordinari non bastavano. Ciascun treno si componeva di 26 vetture e portava in media più di mille passeggeri. Non si era visto altre volte un concorso simile. Fino ad oggi ritorna dalla Bagheria gente che non potè fare ritorno stanotte, per mancanza di comodi.
È stata un’allegra festa, e tutti benedicevano all’ambo sortito sabato scorso, per profondere tanti danari.
La festa di San Giuseppe era così sentita e importante per i Palermitani e per i Ficarazzesi che le Ferrovie dello Stato mettevano a loro disposizione diversi treni straordinari, con opportuna validità dei biglietti acquistati, anche al giorno successivo.
Inizialmente i festeggiamenti avvenivano la prima settimana di maggio, poi si optò per la seconda e terza decade del mese, e il motivo non era del tutto peregrino…
Leggiamo, infatti, sul G. di S. del 10-11 maggio 1896
“Quest’anno le feste patronali in onore di San Giuseppe sono state trasportate al giorni 16, 17 e 18 e ciò non solo per dare agio che fossero compiute alcune opere stradali che si stanno allestendo, ma anche per assicurare il bel tempo alle feste medesime, essendosi verificato quest’anno il terzo brillante.
Cosa sia questo terzo brillante lo spiegano i contadini, cioè: quando nei primi tre giorni di aprile il tempo è piovoso, esso si manterrà così fino al 10 maggio. Infatti, dai primi di aprile insolitamente le piogge di continuo si sono alternate al vento, lasciando che la primavera figurasse solo nel calendario”.
I Palermitani e gli abitanti dei paesi vicini, che erano patiti per la nostra festa, invadevano ristoranti, osterie e taverne dove a volte facevano delle vere e proprie scorpacciate e sbornie a non finire. Il locali più ricercati erano quelli di Giuseppe Verdone e di Salvatore Patera, per citare solo i più famosi.
Da ricordare che prima dell’avvento della luce elettrica, l‘illuminazione dei Corsi principali e della Piazza Madrice veniva effettuata a gas acetilene o alla veneziana (lanterne o candelabri ad olio o a gas).
In occasione della festa del 1901, fu inaugurata la dispensa dell’acqua di Scillato, in seguito ad appalto stipulato il 5 luglio 1900 dall’Amministrazione comunale.
Alla festa di San Giuseppe del 1911 furono abbinate due manifestazioni di carattere culturale e storico, rispettivamente la pubblicazione del famoso Almanacco Bagheria – Solunto,curato da Peppino Verdone, presidente della Casa di Cultura e la rappresentazione del Corteo storico del 1714 che allora coinvolse direttamente la nostra cittadina con la visita del re di Sicilia Vittorio Amedeo II nel Palazzo dei Branciforte, oggi Butera -Trabia.
Per la festa del 1922, la decorazione dei corsi principali e delle piazze avvenne con lampadine elettriche tricolori. Si colse l’occasione per procedere allo scoprimento di una targa alla memoria diIgnazio e Manfredi di Trabia, alla presenza dell’on. Giuseppe di Trabia e dei sodalizi locali; madrina la signorina Lidia Verdone.
Festa del 27, 28 e 29 maggio 1933 – dal G. di S. del 27 maggio 1933
Quest’anno i tradizionali festeggiamenti del Patrono San Giuseppe, per volontà delPodestà cav. avv. (Salvatore) Nasca, coadiuvato da un attivissimo Comitato, avranno un più ricco e moderno svolgimento. Infatti, alla illuminazione a gas acetilene viene sostituita quella a luce elettrica, e alle corse dei cavalli senza fantini, una modernissima gara ciclistica che, per la ricchezza dei premi posti in palio, richiamerà certamente corridori di grido.
Alle ore 20 del primo giorno di festa si procederà alla inaugurazione dell’illuminazione elettricalungo il Corso Butera, Corso Umberto I e Piazza Vittorio Emanuele III, con impianto eseguito dalla Ditta Gioè ed energia elettrica fornita dalla Ditta Gagliardo Rosolino.
Festeggiamenti a maggio 1934 – Furono organizzati dalla sezione dell’O. N. D. (Opera Nazionale Dopolavoro). Le innovazioni riguardarono le gare di carri siciliani, la prima fiera del bestiame, la Mostra del Centenario bagherese che diede l’occasione per attestare il progresso di Bagheria attraverso le industrie, le arti, l’agricoltura, l’artigianato e lo sviluppo delle attività commerciali ad essi collegato. Si colse l’occasione anche per inaugurare il monumento al prof. Giuseppe Bagnera.
Festeggiamenti a maggio 1935 – Corse dei cavalli senza fantini, ma con appositi steccati per evitare che gli spettatori vengano a contatto dei barberi.
Dopo questa data, sui giornali palermitani, fino agli anni Cinquanta, non ho più trovato notizie delle feste di San Giuseppe, anche se sono state celebrate regolarmente. In verità, almeno fino al 1946, anche le altre notizie che riguardavano Bagheria erano molto scarse, sia sul Giornale di Sicilia che su L’Ora. Mancavano forse i corrispondenti?