Si è appena conclusa, nella splendida e suggestiva Palermo, la Kermesse di alta moda degli stilisti Dolce & Gabbana, una rinascita di arte e cultura che ha coinvolto una serie di monumenti come la famosa Piazza Pretoria o i tanti palazzi aperti ed agghindati a lustro per l’evento (Palazzo Valguarnera-Ganci – Mazzarino) oltre a toccare altrettanti siti importanti come Monreale ed il comune di Trabia nella location del famoso ed incantevole castello Lanza Branciforti di Trabia.
Ben vengano questi grandi eventi mondani che lasciano trasparire l’immaginazione di una diversa realtà rispetto al vissuto presente, un mondo patinato, di colori, feste, allegria, sfarzo, lusso, bellezza, effimero, desiderabile ma per i più irrealizzabile.
Eppure sono convinto che oltre la bellezza delle modelle che indossavano e sfilavano sontuosi abiti dipinti a mano, alto ingegno di cultura siciliana, raccontando pezzi di storia della nostra amata “fummo i gattopardi” attraverso quella fantasia di colori ed esplosiva bellezza mediterranea; l’evento sia stato l’occasione per il richiamo non solo di tanti “Clienti” tra imprenditori e personaggi famosi interessati non solo alla moda ma anche e soprattutto alla politica economica in senso stretto.
Chissà se nel backstage, approntato ad hoc per le modelle, si discuteva anche di “regionarie” del 05/Novembre o magari come arginare la delusione dovuta a qualche amministratore locale di un comune limitrofo che ha contribuito ad alimentare in maniera negativa lo scontento generale della popolazione.
Chissà se, durante i preparativi della serata conclusiva, magari immersi nello spettacolare e suggestivo maniero in quel di Trabia, davanti ad un flute di champagne e giochi pirotecnici in mare, si discuteva tra gli “ospiti d’eccezione” delle sorti siciliane, magari come ridimensionare quell’ondata globale della nuova via della seta che è già penetrata d’impeto nel nostro territorio e forse anche attraverso la martoriata Sicilia.
Non è un caso che siamo la prima regione italiana per numero di “poveri” e la seconda, dopo la Calabria, per numero di disoccupati, nonostante
l’esercito di dipendenti pubblici riferibili alla Regione, e tuttavia quote e percentuali non chiariscono fino in fondo i termini del problema. (L. Cusimano – GdS del 09/luglio/17).,
Secondo una teoria che si potrebbe definire del “guinzaglio”, il Sud non deve avere sviluppo; il Sud è la riserva di “capitale umano” del Nord; il Sud è destinato ad essere sfruttato, derubato e mantenuto in vita; Il Sud è tenuto a bada perché alla bisogna serve e possiamo utilizzarne le risorse utili ed indispensabili allo sviluppo capitalistico del Nord. (L’Inettitudine della politica e l’impotenza del cittadino – Nicolò Benfante)
Il tutto condito da una manciata di assistenzialismo.
Ebbene tutto questo preambolo può sembrare paradossale, distopico o surreale, ma una più acuta riflessione potrebbe dare un senso compiuto al ragionamento.
Alcuni giorni addietro, mi sono ritrovato a leggere un documento di ricerca da parte della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ” Sullo Stato di Crisi negli Enti Locali” datato 30/06/2017.
Tale documento oltre ad essere un valido strumento dell’evoluzione normativa sullo stato di crisi degli enti locali, fotografa una reale situazione finanziaria con spunti di riflessione ed approfondimenti sul tema.
Ma la cosa che mi ha lasciato oltremodo esterrefatto, il rilievo in termini percentuali pari al 21% dei comuni siciliani in dissesto, esattamente 22 comuni. (la fonte è aggiornata al 30/11/2016). Ciò sta ad indicare l’enorme gravità delle situazioni locali caratterizzate da difficoltà finanziaria e dalla inadeguatezza a farvi fronte delle attuali normative.
Tra le proposte, si suggerisce un rafforzamento dei controlli che tengano conto del dettaglio delle spese e delle valutazioni di programmazione in termini di bilancio adottate dagli amministratori.
Ma questa è un’altra storia che già conosciamo !.
Quindi, alla fine di questo ragionamento, possiamo evidenziare che la situazione degli enti locali in termini finanziari, sta ad indicare una Sicilia decotta, carente in termini di investimenti, rigorosamente assuefatta all’assistenzialismo, anche a base regionale, incagliata dalle norme burocratiche e disillusa da una nitida e
trasparente incompetenza della politica che manifesta un Suo ruolo determinante nella mediocrità decisionale .
Mai migliore occasione di questo momento, per decidere, da parte dei più attenti ed oculati osservatori internazionali di Geo-politica, di smembrare “ulteriormente” il nuce ente-comune per riprendere il dominio-possesso delle sorti di una Sicilia in “default” e poter attuare quel controllo diretto attraverso il collocamento di amministratori, che rappresentano le fasi cicliche di quel movimento che ha creato delle pie illusioni tra la gente, ma ultimamente ha molto deluso il sistema stesso.
“Fummo i Gattopardi o lo siamo ancora” ?