Il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque risponde punto su punto alle critiche pesanti mosse da Fabio Carapezza Guttuso, dalle colonne di Repubblica, in merito alla gestione del museo Guttuso.
” Quella che pensavamo fosse una gestione dettata da una comunità di intenti -scrive Cinque- sembra si sia trasformata in una lotta a colpi di articoli di giornale. Preciso subito che la sospensione delle visite per un mese, per sistemare un impianto che non era stato oggetto di intervento, guastatosi in seguito, non è una chiusura. Lo scopo di questa amministrazione è stato quello di intraprendere un percorso di miglioramento che proietterà Bagheria con il suo Museo nel consesso nazionale ed internazionale dell’arte contemporanea. Così deve leggersi la nomina di un consulente a titolo gratuito, fortemente contestata da parte degli archivi Guttuso, che non è diretta alla gestione ma è una consulenza tecnica.”
Il primo cittadino replica alle accuse contro l’affermazione secondo la quale a gestire il museo sarebbe il gallerista locale.
“Un gallerista non potrebbe collaborare con un museo poiché guidato da logiche di mercato? La ritengo un’interferenza nelle scelte politiche, e non sarebbe neanche la prima volta, se pensiamo che l’ex direttrice fu nominata assessore dalla precedente amministrazione, subito dopo il pensionamento, proprio su indicazione dello stesso Carapezza. Inoltre è nota la collaborazione tra Musei e Gallerie private: solo per citare un esempio famoso si pensi al lavoro fatto dal gallerista Lucio Amelio al museo Capodimonte di Napoli.
Parlare di logiche di mercato è alquanto vago anche perché è chiaro che il prestigio di un museo è dato anche dal valore della collezione che possiede e dalla fama degli artisti che espone, stiamo dicendo dunque che non ci interessa esporre artisti della qualità di Turi Simeti, esposto alla Galleria Nazionale, al Museo del 900 ed al Museion?”
Carapezza aggiunge che “le logiche definite “oscure” che guidano la richiesta di donazioni di opere sono finalizzate a rendere il Museo Guttuso più competitivo, dando contemporaneamente maggior lustro all’artista che merita di stare al fianco di altri grandi e non è certo diventato famoso perché è rimasto un’artista “territoriale”.
Tralascio le accuse di mancanza di trasparenza e legalità che sarebbero solo da far valutare ad un avvocato, ogni atto di rilevanza pubblica è pubblicato sul nostro albo pretorio online.
Alcune delle opere sono state spostate per collegare i totem e liberare spazi, visto che l’allestimento è stato fatto senza curarsi delle norme di sicurezza che prevedono di lasciare visibili estintori e indicazioni di vie di fuga.
Preme inoltre sottolineare che nessun progetto di allestimento è stato approvato dal Comitato Direttivo, come dimostrano i verbali. Le scelte appaiono opache quando si è assenti e perfino irreperibili telefonicamente.
Rispetto alle mostre è stato presentato un programma chiaro: tre collezioni e tre mostre incentrate sulla media art, ma il dibattito si è fermato sulla mostra di Schifano che prevedeva l’esposizione della collezione del Comune di Gibellina, 10 opere dipinte in loco dall’artista. Schifano era un contemporaneo di Guttuso; la donazione bagherese comprende appunto uno Schifano degli anni sessanta ed un ritratto di Guttuso, ciò dimostra la collaborazione che c’era tra i due artisti. Una mostra di grande prestigio a costo zero per le casse comunali. Ci aspettavamo collaborazione per rilanciare il museo e abbiamo incontrato solo ostacoli.
Noi andremo avanti comunque per promuovere il museo a livello internazionale, dando lustro alle opere di Guttuso ma cercando di favorire gli scambi culturali ed artistici in maniera innovativa e scientifica, in tutto ciò non possiamo essere schiavi o sottostare a diktat di nessuno se non ragionando insieme per il bene della città di Bagheria unica vera proprietaria di questo museo.”
la foto si riferisce alla riapertura del museo il 26 dicembre del 2016