Iniziano a trapelare le rivelazioni del neo pentito bagherese Pasquale Di Salvo. A renderlo noto è il sito livesicilia con un articolo a firma di Riccardo Lo Verso. Di Salvo ha parlato di un omicidio di mafia avvenuto alla fine degli anni Novanta, fra Bivona e Alessandria Della Rocca. Impossibile sapere a quale delitto si riferisca Di Salvo.
Secondo Lo Verso “Sorprende il fatto, però, che un uomo di Bagheria possa essere informato su un delitto avvenuto lontano dal suo territorio. A meno che del commando di morte non faceva parte un palermitano, il cui ruolo era sconosciuto anche ai pentiti agrigentini. Ipotesi, solo ipotesi. Di certo il pentimento di Pasquale Di Salvo, che sembrava essere meno importante di altri, assume uno spessore diverso. Apre squarci inediti nell’alleanza fra i clan di province diverse.”
Lo Verso aggiunge che Di Salvo “Era finito in manette nel blitz del dicembre scorso che decapitò i clan di Porta Nuova e Bagheria. Negli anni passati era stato allontanato dalla polizia.
A Bagheria Di Salvo avrebbe svolto il ruolo di soldato della famiglia diretta da Giampiero Pitarresi. Le cimici registrarono i suoi interessi nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ma anche la sua paura per l’imminente arresto. Aveva infatti ricevuto la “soffiata” che lo stavano braccando e nel dicembre 2015 progettava di fuggire in Albania. Tutto inutile, i carabinieri del Nucleo investigativo lo arrestarono prima che lasciasse la Sicilia.
Di Salvo si muoveva aveva la benedizione dell’anziano capomafia Pino Scaduto. Che del neo pentito diceva: “Dignità ne ha trentatremila volte più di lui”, e cioè di qualcuno che a Di Salvo rimproverava il ‘peccato originale’ di avere indossato la divisa. Il nuovo collaboratore di giustizia era stato un poliziotto e aveva lavorato nella scorta di Giovanni Falcone. “Una disgrazia”, la definiva Scaduto durante un colloquio intercettato in carcere, ma “dopo se n’è accorto e si è spogliato… è onesto al cento per cento questo te lo posso dire io…”.