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domenica 24 Novembre 2024

domenica 24 Novembre 2024

Globalizzazione e referendum

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pino-fricanodi Pino Fricano

Compriamo telefonini cinesi con un ottimo rapporto qualità prezzo e questo è sicuramente un vantaggio della globalizzazione, paghiamo meno le tariffe telefoniche grazie alla concorrenza,  ma ogni medaglia ha il suo rovescio. La riorganizzazione mondiale dell’economia, la necessità di internazionalizzare le nostre imprese, l’introduzione dei robot, ha comportato la chiusura di molte aziende medie-piccole e la necessità di rendere competitive quelle grandi, si sono persi migliaia di posti di lavoro, siamo costretti a continuare a pagare la  cassa integrazione agli operai della FIAT e chi sa quando potranno riprendere a lavorare.

Per sostenere l’occupazione e dare più opportunità di competere alle imprese, siamo costretti a tagliare gli oneri alla produzione e se aumentiamo il debito, lo spread e quindi gli interessi si mangiano tutti i sacrifici che abbiamo fatto, quindi bisogna tagliare sulle pensioni rinviando il ricambio con le nuove generazioni o bloccare gli stipendi deprimendo i consumi: la coperta e sempre più corta.  Tutto ciò sta provocando grande disagio, rabbia. Disperazione, nessuno, giustamente,  è più disposto a tollerare ruberie, sprechi, privilegi, grandi disuguaglianza, in questi casi si sa: piove governo ladro!

Come tutti sanno col debito ormai pari al 135% del PIL, questo governo non c’entra nulla, anzi sta provando ad invertire la tendenza,  molti responsabili vanno cercati in quel fronte del no, la Lega, Forza Italia, La Destra, La Sinistra, i sindacati, che in tempi di vacche grasse hanno dilapidato risorse utili per il risanamento e quando sono cominciato le vacche magre hanno saputo fare tagli solo sulla scuola, la sanità e le pensioni.

Questo Governo, con la fatica derivata da un quadro istituzionale ereditato e disegnato dal vecchio sistema, sta faticosamente provando ad invertire la tendenza, a ridare all’Italia credibilità internazionale, a trattare con l’Europa con la schiena dritta, ma è difficile farlo quando ti devi barcamenare con equilibri precari nelle istituzioni, con spinte centrifughe, con chi strumentalizza il disagio per giocare a sfasciare.

Come abbiamo sperimentato a Bagheria è facile fare bei proclami ma difficile dare risposte conseguenti, l’incapacità e la difficoltà di governo è coperta da arroganza, aggressività demagogia e retorica.

Ormai è sotto gli occhi di tutti che le cretiche alla riforma sono strumentali e pretestuose, si iventano scuse che non stanno in piedi, come l’inesistenza dei problemi legati al bicameralismo paritario quando la media dei tem per l’approvazione delle leggi è di 580 giorni, o l’estensione dell’immunità che abbiamo abolito con referendum popolare, o l’ineleggibilità dei nuovi senatori quando è vero esattamente il contrario, l’unica ragione vera di chi si oppone è mandare Renzi a Casa, ma con quale prospettiva?

Un Renzi indebolito comunque darebbe vita ad un governo di transizione con un renziano alla guida, andremmo ad elezioni dopo un congresso che spaccherebbe il partito, con una legge elettorale proporzionale ed un paese diviso in tre che riconsegnerebbe l’Italia all’ ingovernabilità;  lo scenario greco o quello spagnalo che ha riconsegnato il paese alla destra e che in Italia potrebbe consegnarlo ad un’alleanza, sottobanco, Grillo-Salvini, modello Torino o Roma.

Credo basti Trump a guastarci il sonno, con le sue idee folli sull’ambiente e la ripresa delle tensioni con l’Iran, Spero proprio prevalga il buon senso e non si precipiti il paese in un’incertezza che le agenzie di rating internazionali  stimano ci porterebbe alla perdita di 0,6 punti del PIL, al taglio conseguente di molte misure previste in finanziaria per la decontribuzione  delle assunzioni al sud, i prepensionamenti ed il rinnovo dei contratti di lavoro.

La ripresa italiana e quella meridionale sono molto fragili così come quella dell’Europa e del mondo , non ci possiamo consentire salti nel vuoto, come ci dimostra l’ultima sentenza della Corte costituzionale sulla dirigenza abbiamo bisogno di fare chiarezza tra le competenza dello Stato e quelle delle regioni, la riforma ci consegnerà istituzioni più efficienti, una democrazia di mandato che consentirà a chi vince di attuare il suo programma ed evitare estenuanti mediazioni con le lobby che difendono sprechi e privilegi.

Forse, come abbiamo fatto col titolo quinto, fra qualche anno dovremo rimetterci mano, tagliare anche i deputati, tornare ai collegi, al mattarellum, lo potremo fare se si comincia se dalle urne viene un consenso al percorso riformatore, se vince il no si fermerà tutto, la casta avrà vinto sul nuovo e dovremo tenerceli per molti anni.

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