Per il Tribunale di Termini Imerese, che ha accolto il ricorso della dottoressa Laura Picciurro, assistita dall’avvocato Sergio Agrifoglio, il Comune avrebbe compiuto un atto illegittimo.
“Una decisione contraria a norma imperativa di legge”, scrive il giudice.
Intanto il Comune di Bagheria ha deciso di ricorrere in appello contro la sentenza di primo grado del giudice del Lavoro che il nostro sito ha dato in anteprima.
In una nota diffusa dal Comune la decisione è scaturita dopo avere sentito il legale che difende l’ente, l’avvocato Claudio Trovato.
Nella nota diffusa dal Comune si sottolinea che “l’amministrazione, supportata dal legale, ritiene che ci siano tutte le condizioni per ricorrere contro il giudizio del tribunale di Termini, L’Amministrazione tutelerà i propri interessi nelle sedi competenti.” Per i giudici del Tribunale del Lavoro, invece, quei provvedimenti disciplinari nei confronti della dirigente erano arbitrari. Per un motivo molto semplice. Quegli atti infatti sono stati firmati dal Segretario generale del Comune, Eugenio Alessi, anche lui denunciato dalla dirigente pochi mesi fa. Il Segretario generale avrebbe infatti assunto, secondo l’indicazione del sindaco, le funzioni e le competenze che spettano all’intero Ufficio per i procedimenti disciplinari.
E se quell’idea è incongrua, le decisioni del sindaco Cinque sono anche illegittime, secondo i giudici. “La nomina del Segretario generale a componente monocratico dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari – si legge sempre nella sentenza – quindi quale soggetto che costituisce ed esaurisce tale ufficio, è intrinsecamente contraria a norma imperativa di legge o comunque elusiva della stessa”.
Insomma, una decisione contraria alle legge, scrive il giudice.
Va anche ricordato che la dottoressa Picciurro ha presentato una denuncia per abuso d’ufficio, nei confronti del sindaco, degli assessori Maria Laura Maggiore e Fabio Atanasio, l’ex assessore Luca Tripoli e il segretario generale del Comune Eugenio Alessi.
L’indagine è partita lo scorso febbraio. Dal marzo del 2015, la dirigente è stata oggetto addirittura di tredici contestazioni. Da quelle contestazioni sono scaturiti quattro provvedimenti di sospensione, con relativo blocco dello stipendio. In tutto, la dirigente è stata sospesa senza retribuzione per quindici mesi e dieci giorni. La sentenza del Tribunale del Lavoro annulla i primi due, da cinque e sei mesi.