di Vincenzo Lo Meo *
Non si è certo distinta per apertura al dialogo con la città l’amministrazione grillina di Bagheria in due anni e mezzo dal suo insediamento. E dire che l’attività amministrativa era iniziata sotto buoni auspici con l’istituzione di servizi (come “comuni chiamo”) e iniziative (come “il cittadino vigile”) portate però all’eutanasia nel giro di poche settimane per il venir meno della capacità di reggere un confronto critico con il pubblico da parte dei nuovi rappresentati dell’ente.
Anche l’istituzione delle dirette streaming delle sedute consiliari sembrava una proposta innovativa di trasparenza al cittadino, fatto salvo il ricorso alla secretazione e alle chiusura delle porte quando gli argomenti di discussione riguardavano questioni che coinvolgevano gli amministratori comunali.
Come se ciò non bastasse, anche il principio di giustizia è stato travisato dalla classe dirigente pentastellata dal momento che la stessa è arrivata ad ergersi a “giudice” dell’operato del dipendente attraverso il ricorso sistematico al procedimento disciplinare, abusato strumento di giustizia sommaria in violazione del principio che “dovere” della politica non è quella di punire (chiamasi “epurazione” questa) ma, al più, di denunciare, lasciando che sia poi la giustizia ordinaria ad accertare le responsabilità e ad emettere le sentenze. Il sindaco Cinque arriva a parlare addirittura di “mappatura” dei settori della struttura comunale, viste come sedi occulte dove si consumerebbero solo atti delittuosi, non esitando a definire “ordinaria” la sua spregevole attività che muove da un pregiudizio di colpevolezza del dipendente: tutti disonesti i vecchi, classe politica e impiegati compresi.
Non si smentisce neanche in fatto di manipolazione dell’informazione col ricorso alla bugia, altra singolare prerogativa del movimento grillino, arrivando ad arrogarsi il merito di aver licenziato il dirigente G.M. (esperienza triste sotto l’aspetto umano o oltre che pregiudizievole per l’immagine della città, non meritevole di esaltazione).
Ad onor del vero, il dirigente G.M. è stato licenziato al tempo dell’amministrazione Lo Meo. Più precisamente la persona in argomento, che non era più a capo dell’ufficio tecnico del Comune da mesi, è stato sospeso con delibera di giunta n. 149 del 10/10/2013 e poi licenziato a seguito di procedimento e provvedimento disciplinare n. 1/UPD del 17/01/2014, in forza del fatto che il reato commesso era già stato accertato dagli organi competenti e non dall’Amministrazione, come d’uso da parte dei grillini.
Bugia come propaganda e come mistificazione della realtà. Subito dopo l’insediamento il Sindaco dichiarò che non avrebbe mai pagato al personale Coinres la quattordicesima mensilità dopo che ne aveva invece disposto il pagamento.
Siamo davanti al delirio. L’amministrazione che dovrebbe occuparsi dei problemi veri della città riduce il proprio ruolo a un modello inquisitorio e mette in atto un sistema giustizialista, retaggio che la storia, non tanto lontana, del nostro paese ci insegna di non riproporre. Un’amministrazione animata dalla voglia di far male, che si esalta del male altrui e non sa cosa significhi rispettare chi lavora.
Non si può, ancora, non fare a meno di dare una tiratina di orecchie al Sindaco, e a chi lo assiste nella stesura delle sue esternazioni, sul fatto che le sanzioni sono “irrogate”, non “irrorate”. Sembrerebbe una banale svista di videoscrittura che invece fa riflettere e fa affiorare qualche serio dubbio sulla preparazione della gente che ci rappresenta e ci amministra.
*ex sindaco Bagheria