Il 21 marzo di ogni anno, dal 1996, celebriamo la Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie. Nel primo giorno di primavera, l’associazione Libera creata da Don Luigi Ciotti organizza, in città diverse ogni anno, dei cortei in cui vengono letti i nomi di tutte le vittime.
Bagheria oggi ha dato il suo benvenuto alla primavera, e i bambini delle scuole Elementari hanno dimostrato la loro voglia di risvegliarsi dal sonno in cui troppo spesso cadono gli adulti. I referenti della legalità di alcune scuole Bagheresi hanno già da settimane avviato delle attività che oggi i bambini hanno rappresentato a palazzo Butera insieme agli ospiti e all’amministrazione comunale.
Hanno preso parte le scuole: Bagnera, Pirandello, Ignazio Buttitta, Tommaso Aiello, Gramsci, Puglisi.
Alle 10:00 circa c’erano centinaia di bambini a riempire l’atrio del Palazzo, con cartelloni, manifesti, poesie, canzoni, e letture per ricordare coloro che hanno sacrificato la loro vita per combattere la criminalità organizzata, bambini innocenti uccisi perché figli di persone che avevano avuto il coraggio di denunciare il pizzo, oppure ancora persone uccise per sbaglio.
Tra gli ospiti hanno preso parola Valerio Montalbano, figlio del Dottore Giuseppe Montalbano ucciso il 18 novembre 1988, per mano mafiosa, che ha raccontato con forte emozione e voce tremante la storia di un uomo che viene chiamato eroe ma che ha svolto semplicemente il suo lavoro onestamente e con dignità. È stato ucciso perché non si è piegato e perché non intendeva essere a disposizione di imbrogli e sopraffazioni. Li chiamiamo eroi… Forse perché ai nostri giorni, le persone che compiono il loro dovere ogni giorno in famiglia, nel lavoro, nella terra in cui vivono sono poche, pochissime.
Invece dobbiamo comprendere che tutti noi possiamo essere eroi, facendo nel nostro piccolo del nostro meglio, e come ha detto il Sindaco Patrizio Cinque, vedendo nell’altro accanto a noi “un capolavoro” della natura e averne rispetto. Se fosse così, non ci sarebbero illegalità e soprattutto ingiustizie.
Hanno preso parte le scuole: Bagnera, Pirandello, Ignazio Buttitta, Tommaso Aiello, Gramsci, Puglisi.
Alle 10:00 circa c’erano centinaia di bambini a riempire l’atrio del Palazzo, con cartelloni, manifesti, poesie, canzoni, e letture per ricordare coloro che hanno sacrificato la loro vita per combattere la criminalità organizzata, bambini innocenti uccisi perché figli di persone che avevano avuto il coraggio di denunciare il pizzo, oppure ancora persone uccise per sbaglio.
Tra gli ospiti hanno preso parola Valerio Montalbano, figlio del Dottore Giuseppe Montalbano ucciso il 18 novembre 1988, per mano mafiosa, che ha raccontato con forte emozione e voce tremante la storia di un uomo che viene chiamato eroe ma che ha svolto semplicemente il suo lavoro onestamente e con dignità. È stato ucciso perché non si è piegato e perché non intendeva essere a disposizione di imbrogli e sopraffazioni. Li chiamiamo eroi… Forse perché ai nostri giorni, le persone che compiono il loro dovere ogni giorno in famiglia, nel lavoro, nella terra in cui vivono sono poche, pochissime.
Invece dobbiamo comprendere che tutti noi possiamo essere eroi, facendo nel nostro piccolo del nostro meglio, e come ha detto il Sindaco Patrizio Cinque, vedendo nell’altro accanto a noi “un capolavoro” della natura e averne rispetto. Se fosse così, non ci sarebbero illegalità e soprattutto ingiustizie.
È intervenuto anche Giovanni Paparcuri, unico sopravvissuto alla strage in cui persero la vita il Giudice Rocco Chinnici e gli uomini della scorta e che da tempo si impegna a “fare memoria”, parlando ai giovani e raccontando le gesta degli uomini che non ci sono più e che hanno lasciato una traccia nella storia del nostro Paese. Ma dice anche che oggi non è una giornata in cui bisogna essere tristi: è necessario ricordare sì, ma solo per imparare ciò che questi uomini ci hanno insegnato e fare anche noi la nostra parte, prendendo le distanze da ogni forma di illegalità proprio come ha fatto Peppino Impastato che ha avuto il coraggio di rifiutare ciò in cui la sua stessa famiglia credeva. Non dobbiamo consederarli eroi, ma uomini che hanno svolto il loro lavoro credendoci, mettendo passione e impegno.
Gianluca Maria Calì, imprenditore che ha denunciato il pizzo con numerose denunce, ha spronato gli studenti a partire dalle piccole cose che sono comunque segni di legalità e di rispetto del senso civico, non buttando la carta a terra o chiedendo lo scontrino quando entriamo al bar. Michelangelo Balistreri, anche lui imprenditore che ha denunciato recentemente la richiesta di pizzo nella sua ditta ad Aspra, ha coinvolto gli studenti con la storia dell’acciuga e del pescecane. Se tutte le acciughe si uniscono formano qualcosa di così grande tanto da poter sconfiggere il “pesce più forte, più potente”.
A seguire ha preso parola Eleonora Iannelli, giornalista de “Il Giornale di Sicilia” e scrittrice che ha avviato un progetto articolato nell’arco di tre anni, insieme alla Fondazione Rocco Chinnici e sostenuto con un piccolo finanziamento dal MIUR. Questo progetto ha coinvolto quattro scuole e circa 800 bambini per anno, in un ciclo di lezioni di due ore al mese per ciascuno istituto. Dopo tanti dibattiti, letture, video che raccontavano le stragi, sono stati scelti e messi insieme gli elaborati creati dai ragazzi (disegni, racconti, vignette) in un “istant book” che uscirà tra un paio di settimane circa dal titolo “meglio il lupo che il mafioso”. Diventerà un libro edito Navarra editore di Palermo, che racconterà tante storie viste dal punto di vista del Bambino.
Il corteo ha occupato tutto il Corso Umberto di Bagheria e, seppure il vento caldo ci ha fatto faticare, ci ha lasciati “quel fresco profumo di legalità” che auspicava Paolo Borsellino. Sperando che, insieme a tanti bambini, ci siamo anche i più grandi, coloro che con gli anni hanno un po’ perso la speranza di un cambiamento. Ma guardando i volti dei bambini, affascinati dalle storie ascoltate, non si può non pensare che qualcosa cambierà e che siamo proprio noi adulti a dover esser loro d’esempio. Un esempio da seguire nella vita di tutti i giorni, praticando senso civico e rispetto delle regole in tutte le attività che siamo chiamati a svolgere: come bambini, genitori, insegnanti, ma soprattutto cittadini e figli di una Terra che ha bisogno del nostro rispetto.