di Pino Grasso
Commercianti in fuga da corso Umberto.
Secondo alcuni per la chiusura al traffico veicolare del corso principale della città, per antri perché con l’attuale crisi economica non è più possibile pagare gli esosi affitti che variano da 1.000 a 2.000 euro che vengono richiesti ai commercianti.
Fatto è che su 93 operatori del commercio che operano su quello che viene definito il salotto della Città, oltre il 30 per cento (circa 25) sono stati costretti ad abbassare la saracinesca e altri dopo avere licenziato i commessi si appresterebbero a farlo nelle prossime settimane.
“La situazione è davvero preoccupante – dichiara il macellaio Antonino Calafiore – sono anni che chiediamo di provare ad aprire al transito veicolare almeno nelle ore antimeridiane e chiudere il pomeriggio e nei week-end, ma sia la precedente amministrazione comunale, sia l’attuale, guidata dal sindaco Vincenzo Lo Meo, si è dimostrata sorda alle nostre legittime richieste”. Non tutti sono favorevoli alla riapertura del corso Umberto, motivando il diniego con il grande numero di persone che giornalmente frequentano la zona ed anche perché il fondo stradale rimesso a nuovo con fondi finanziati nell’ambito del Pios – Metropoli Est.
“Siamo disponibili a discutere sui servizi da assicurare come i parcheggi – dichiara Vincenzo Maggiore, vice presidente del “Centro commerciale naturale” – ma non penso sia questione di transitabilità o meno del corso, la crisi colpisce anche chi come un collega che ha il negozio nelle vicinanze di villa Trabia con il parcheggio a pochi metri che chiuderà a ottobre”. Anche il Consiglio comunale a seguito di una richiesta di alcuni commercianti affrontò la questione, ma respinse la mozione presentata dal gruppo del Pdl sull’apertura al traffico di corso Umberto che ottenne soltanto 11 voti favorevoli. La richiesta era motivata dalle gravi difficoltà economiche di cui soffrono i commercianti che nella richiesta attribuivano la responsabilità alla pedonalizzazione del corso cittadino.
“Giornalmente i grossi camion che curano la raccolta dei rifiuti attraversano il corso e il fondo stradale ha retto benissimo – aggiunge Calafiore – quindi non è questo un motivo plausibile. Noi chiediamo soltanto un periodo di prova di sei mesi, poi se non cambia nulla siamo disposti a tornare alla chiusura totale dal corso”.