di Vittoria Casa *
Affidare ad una lettera il percorso difficile, duro, faticoso che la nostra comunità scolastica ha vissuto durante l’ultimo anno scolastico non è facile né semplice, c’è il fondato rischio di cadere nella retorica o in facili strumentalizzazioni, ma non per questo ci sottrarremo a farlo.
Oggi più che mai, sentiamo forte, per il ruolo istituzionale che rivestiamo, la responsabilità di fare sentire la nostra voce e di testimoniare che lavorare per il bene comune, in sinergia tra le istituzioni, è possibile ed è l’unica strada percorribile se si vogliono raggiungere risultati concreti e positivi.
L’impegno di restituire alla comunità una scuola efficiente, sicura, funzionale è diventata il simbolo di una strada difficile, impervia a volte, ma necessaria che ci ha addestrato ad una nuova competenza; il coraggio di non cedere, di non mollare.
E ci ha ricordato il valore della Solidarietà.
Solidarietà che ci ha aperto le porte di altri istituti scolastici e ci ha fatto sentire meno soli.
Solidarietà che ci ha acccolti con generosità nel complesso parrocchiale di S. Pietro.
Solidarietà che ha visto tutta una comunità scolastica, docenti, famiglie, personale ATA, lavorare insieme, per stringere i denti, ingoiare fatica, disagi e provocazioni, ma andare avanti mantenendo ognuno il proprio ruolo e rispettando le competenze di tutti.
Solidarietà che ha visto i tecnici del Comune, primo fra tutti il geometra Lopes, lavorare incessantemente con grande serietà, responsabilità e disponibilità pressochè quotidiana.
Solidarietà che ha visto il Sindaco, dott. Cinque e la sua Giunta, fin dal giorno successivo al crollo, determinati a restituire alla comunità una scuola sicura, superando ostacoli di ogni genere.
E tutto questo è successo a Bagheria, un territorio contraddittorio, “una Sicilia dentro la Sicilia, una specie di ipertrofia dell’orrore e della dolcezza……..un posto dal quale la gente non va via: la gente scappa. Però è uno dei posti dai quali, pur scappando, non si riesce ad andare via” (Ferdinando Scianna).
Ci piace accarezzare l’idea di essere andati oltre la metafora citata: l’impegno, la costanza, la tenacia profusi erano dovuti ai bambini feriti, ai bambini e alle bambine della classe in cui è avvenuto il crollo, ai bambini e alle bambine di tutta la scuola.
Sono stati loro, i loro sguardi, i loro abbracci, le loro domande (quando torniamo nella nostra scuola ce lo siamo sentiti chiedere migliaia di volte) a darci la forza e la determinazione di tenere fede a quella promessa fatta a noi stessi e a loro in un pomeriggio solitario tra i calcinacci della 1^ D: sarebbero ritornati in un futuro molto prossimo nella loro scuola sicura ed accogliente.
*Dirigente Scolastica 2° circolo Bagheria