Il regista bagherese Giuseppe Tornatore, da ieri è dottore in Scienze storiche, archeologiche e filologiche.A conferirgli la laurea honoris causa è stata l’Università di Messina nel corso di una manifestazione voltasi nella aula magna.
“Con la città di Messina ho un legame profondo che ho avuto modo di raccontare tante volte sia qui che in giro per il mondo – ha detto Tornatore – Risale a trent’anni fa, in occasione dell’uscita di “Nuovo Cinema Paradiso”. A differenza del resto d’Italia, dove il film ancora non incassava, la proiezione messinese registrò un grande successo grazie all’iniziativa dell’esercente del cinema Aurora, Gianni Parlagreco, che scelse di fare pagare il biglietto solo dopo la visione della pellicola”.
“Non so se merito il conferimento di questo prestigioso dottorato – ha aggiunto – ma sono onorato di riceverlo; non ho mai smesso di impegnarmi in questi ultimi quarant’anni di lavoro e mi piace pensare che questa onorificenza sia dedicata a questo. Non sono mai del tutto soddisfatto di quello che faccio, vorrei fare sempre meglio e di più e non credo di aver ancora capito la magia del cinema, dalla sua genesi, frutto delle esperienze vissute direttamente e indirettamente per una vita intera, al momento del faticoso processo di produzione finale”.
Tornatore ha parlato anche del suo nuovo film, “La corrispondenza”. “I miei film come sempre dividono – ha detto – poi qualcuno alla lunga riesce in buona parte a mettere d’accordo tutti. Anche questo ha diviso, c’è chi lo ha amato da subito e chi lo ha criticato”. Sono molto felice per le recensioni della critica. La mia filmografia è ondivaga, cerco di fare sempre cose nuove. Ho il complesso dell’opera prima, cerco sempre temi di rottura rispetto ai lavori che ho fatto precedentemente. Fare cose diverse fa nascere in me trepidazione e spesso paura, un sentimento che penso aiuta la creatività. Mi piace cambiare anche se questo provoca smarrimento nel pubblico. Dopo “Cinema Paradiso” avrei potuto fare diversi film con protagonista un bambino e ripetitivi, ma ho voluto provare a cambiare”. (repubblica.it)