Alcuni fra gli indagati nell’operazione Panta Rei, hanno fatto riferimento al sindaco Patrizio Cinque, sostenendo che sotto il suo mandato la vita era molto difficile. A parlare è il nuovo pentito Salvatore Sollima, 43 anni, che ha iniziato a collaborare da libero. Gli era stata contestata un’estorsione nel mese di febbraio.
Sollima fa riferimento a Pasquale Di Salvo, 53 anni, arrestato nei giorni scorsi. Ma Di Salvo sarebbe stato intercettato anche dai carabinieri che stavano indagando su di lui.
Di Salvo avrebbe detto: “con questo sindaco che c’è qui… questo bersaglia tutti… eh… a tutti che vuole denunciare».
Sollima nelle sue dichiarazioni ha raccontato ai magistrati anche dei suoi interessi nel settore dei rifiuti a Bagheria.
Interessi che sarebbero maturati all’ombra di Cosa nostra e confermati anche da altri due pentiti Sergio Rosario Flamia e Antonino Zarcone.
Intercettato dalle cimici dei carabinieri Di Salvo, detto u pupiddu, si sfoga al telefono con il fratello, che lavora in Umbria, lamentando le difficoltà incontrate nella gestione dei suoi affari illeciti nel settore dei rifiuti. Sul sindaco Cinque avrebbe aggiunto: “come vede due tre persone, si apparecchia l’orecchio e ti manda gli sbirri eh… non puoi avvicinare un assessore, non puoi avvicinare a nessuno perché già subito… fa …dice… di cosa state discutendo, cosa state progettando?”. «Questo…no no… la c’è il fatto che… non sei libero una persona di potersi guadagnare il pane questo è il problema» ribatteva il fratello. Perché “là sotto si sa, una scorreggia la fanno diventare chissà chi, hai capito creano problemi alle persone”.
Pasquale Di Salvo annuiva. Dopo il pentimento di Sollima temeva di essere arrestato e progettava la sua fuga all’estero. In Albania. “Ho impressione che ci sarà qualche sorpresa” diceva al fratello al telefono. “Già a me mi hanno bersagliato due volte… sia in campagna e dappertutto… infatti, per ora sono un po’ messo in disparte, perché ho un brutto presentimento”.
“In caso allenta una maglia” gli raccomandava preoccupato il fratello.
Già una volta lo avevano fermato in campagna nei pressi di un abbeveratoio.
“Mi hanno perquisito tutta la macchina, chi cosa cercavano lo sanno loro! Qualche cornuto che parla assai c’é.. capisci?”.
Di Salvo aveva quindi pensato di lasciare la Sicilia.
“Sto aspettando questa risposta dell’Albania, perché se arriva, così mi allontano un poco. Scappo e me ne vado un poco in Albania, quanto si calmano un poco le corna”.
Ma Pasquale Di Salvo era attenzionato dai carabinieri e pare che lui ne fosse a conoscenza.
“Per ora hanno un bel fascicolo pronto sopra il tavolo..minuto per minuto” diceva.
A confermarglielo era stato proprio un appartenente alle forze dell’ordine, a libro paga della famiglia di Bagheria.
Sull’identità del militare è stata aperta un’inchiesta.
Di Salvo lo descrive come “il fratello del pazzo che abitava vicino da noi”.
Lo avrebbe portato in un luogo isolato e gli avrebbe confidato che su di lui si concentravano le attenzioni degli inquirenti. “Ce n’è stato uno che a noi ci conosce, e mi ha chiamato – raccontava al fratello -, infatti lui stesso mi ha detto a me dice “apriti gli occhi” di fatti io non me lo immaginavo che lui… perché mi ha guardato sempre con un occhio… ora sono venuto a sapere determinati discorsi e… qualche cortesia la fa, perciò è venuto lui, mi ha portato sulla punta della montagna a parlare. Dice: “Apriti gli occhi perché già sei nell’occhio del ciclone e vedi che tutti quelli che vanno là nominano a te… ma lo sai quanti ne vengono tutta la giornata? Tu sei messo nella lista al numero uno”.
(notizie tratte da un articolo del sito www.meridionews.it)