di Domenico Aiello
Certe volte penso che i baarioti non amino la loro città perché ci sono tali e tanti elementi che provano tale sentimento da farmi dubitare seriamente se vale la pena di abitare, di lavorare, di vivere a Bagheria. Sicuramente i cittadini lamentano una enorme serie di problemi che affliggono Bagheria e spesso la responsabilità è da addebitare a chi governa ma ogni amministratore poi rimanda ad altri le colpe del disastro sociale nel quale viviamo. Ma noi bagheresi non abbiamo proprio dato nessun contributo al declino progressivo di Bagheria? Oppure l’espressione della lamentela perpetua in un certo senso ci assolve dall’impegno, non dico politico, ma almeno civico?
Tutti pensiamo che ormai la politica quasi sempre “si fa i fatti suoi” nel senso che li osserviamo muoversi in un mondo totalmente diverso da quello della gente comune . Forse perché vivono in un’altra Bagheria che noi non conosciamo: non vanno a fare la fila all’ASL, non cercano posteggi per andare nel Corso Umberto, non vedono tutti quelli che occupano suolo pubblico o stradale causando disagi agli automobilisti e alle persone,non fanno caso alle strade spirtusate, alla munnizza che fa ormai parte del paesaggio della Città delle Ville, al caos del traffico senza regole ,al dissesto del bilancio e allo spappolamento sociale della città.
Se i politici li incontri ad uno ad uno ovviamente ti dicono che loro queste cose le sanno e che stanno provvedendo … l’impressione nostra è che , pur comprendendo le loro ragioni, nessuno riesce a giustificarli per il semplice motivo che da decenni ripetono sempre le stesse cose e non cambia mai nulla anzi si cambia in peggio. Eccome! Nonostante ciò numerose iniziative culturali,sociali e politiche sono attive in questo momento a Bagheria:la presenza di una opinione pubblica attenta si va facendo più solida; anche il Movimento 5 stelle si fa sentire e riscuote attenzione per l’originalità delle attività politiche; i soggetti pubblici non politici come le scuole, le associazioni laiche e religiose, culturali e sportive mostrano una vitalità sorprendente e ciò fa sperare.
Continuo a pensare però che ci sentiamo come ostaggi dentro la nostra stessa città. Ostaggio è colui al quale viene impedito di svolgere liberamente le sue attività in quanto rimane sotto il potere di altri che lo privano della possibilità di farle .Tutti ci sentiamo spesso ostaggi: ostaggi di una politica inconcludente e parolaia;ostaggi di chi vuole raggiungere interessi personali a scapito della comunità; ostaggi dell’ignoranza, della maleducazione e del vandalismo diffuso; ostaggi di un paesaggio urbano brutto e sconclusionato; ostaggi di un cinismo di massa che vede solo il proprio particolare punto di vista e rifiuta di confrontarsi;ostaggi di chi deve decidere e non lo fa; per non parlare delle storiche , diciamo influenze, che i poteri forti (Famiglie e clientele) hanno esercitato sulla vita di ogni bagherese riuscendo a devastare irrimediabilmente il territorio e i beni culturali, a bruciare le occasioni di sviluppo e lavoro, a cementificare il suolo e le spiagge, costruendo così un sistema che garantisce solo pochi e che lascia tanti di fronte a scelte non libere ma necessarie: l’emigrazione, la sudditanza, la frustrazione.
Nella vita svolgo il compito di educatore e continuare a credere, per dovere morale, nel dialogo e nella critica costruttiva, diventa sempre più difficile e talora persino inutile. Il Sindaco e altri politici fanno appello alla responsabilità di tutti i bagheresi per evitare il disastro incombente del fallimento del Comune: non oso pensare che si riferiscano al fatto che tutti dobbiamo pagare le tasse previste, per quanto discutibili. Spero che vogliano dire che i cittadini e la politica debbano trovare una strada comune per avviare l’analisi e la risoluzione dei problemi più gravi. Situazioni gravi (e la nostra lo è) esigono sacrifici per tutti e coinvolgimento della città nelle decisioni! Non mi pare che il Palazzo sia su questa strada nonostante le forti richieste di maggiore trasparenza amministrativa, di efficacia nella spesa e di tagli ai costi della politica . Forse chi governa (e non solo a Bagheria) non ha capito che la pazienza sociale è finita. Se non si mette mano a riforme e azioni veramente radicali tese a garantire una reale democrazia, sia negli enti locali che nell’insieme delle strutture sociali e politiche dello Stato, il futuro oltre che incerto diventerà anche inquietante. La storia è una severa maestra e gli errori pesano sempre.
Speriamo, come sempre, nella liberazione degli ostaggi.
* pubblicato nel periodico L’Approfondimento, numero in edicola