di insegnanti Liceo “Scaduto”
Il DDL sulla scuola e la protesta. Negli ultimi mesi il mondo della scuola italiana è in grande fermento. Il tema che lo agita è un Disegno di Legge (DDL), proposto dal Governo Renzi, attualmente in discussione al Senato, dopo esser stato esaminato dalla Camera. Questo DDL NON è una riforma della scuola (per attuarla sarebbe necessario un piano più organico e complesso) ma tocca punti molto importanti della più grande istituzione del paese (circa 1 milione di persone che vi lavorano e circa dieci milioni di alunni che godono del diritto all’istruzione). Al di là delle buone intenzioni del Governo e di alcuni aspetti positivi (uno per tutti: gli interventi per rendere più sicure le nostre scuole), la proposta del Governo presenta aspetti preoccupanti, che ci hanno spinto a manifestare ripetutamente il nostro disaccordo. Il fatto che, per la prima volta nella storia di questo paese, ci sia stato uno sciopero con un’adesione di circa l’80 % dei lavoratori dovrebbe quantomeno far riflettere sia chi si occupa di scuola per mestiere (gente di scuola, politici, uomini di governo) sia chi crede che si tratti di una questione sociale e politica circoscritta a un “piccolo mondo chiuso fra quattro mura”. Ripetiamolo, si tratta della più grande istituzione pubblica italiana, nessuna famiglia può dirsi estranea al mondo della scuola: dunque è un tema che – in un modo o nell’altro – riguarda tutta la nostra società, non solo il suo presente ma soprattutto il suo avvenire.
Cosa succede a Bagheria. Anche nelle scuole di Bagheria e dei comuni limitrofi sul DDL si sono succedute molte iniziative (assemblee, dibattiti), ad esse si sono accompagnate anche alcuni manifestazioni fuori dagli edifici scolastici. La più recente è l’incontro-dibattito sul DDL svoltosi lunedì 8 giugno; un incontro aperto a tutta la cittadinanza, promosso dal Liceo Scientifico “D’Alessandro” – in collaborazione con altre scuole cittadine – nell’Aula Consiliare del Comune di Bagheria. Probabilmente, iniziative del genere andranno rilanciate e moltiplicate proprio per consentire di farsi un’idea più chiara a un numero più ampio di persone – in primo luogo proprio alle famiglie dei nostri alunni e in generale ai non “addetti ai lavori”, che sull’argomento spesso sanno soltanto quel poco che filtra dalla stampa e dalla televisione, con molte distorsioni e falsità.
Perché la protesta? Il DDL contiene molti punti che meriterebbero un esame attento. A dispetto delle semplificazioni mediatiche del nostro Presidente del Consiglio, le questioni rilevanti – gli insegnanti lo sanno molto bene – vogliono tempo e pazienza. In modo schematico, ecco alcuni dei punti più critici.
- a) Il DDL prevede un piano di assunzioni che sulla carta sembra molto rilevante, 100 mila docenti (notiamo, per inciso, che di collaboratori scolastici e personale amministrativo questo Governo sembra si sia dimenticato del tutto). In realtà la necessità stabile di docenti nella scuola pubblica è praticamente del doppio (non sono solo cifre dei sindacati ma anche degli Uffici Scolastici Regionali). 100 mila assunzioni sono dunque sempre una buona misura, ma insufficiente. Se calcoliamo inoltre che quest’anno 90 mila docenti andranno in pensione, di fatto si creano solo 10 mila nuovi posti di lavoro. Anche l’anno prossimo dunque molte scuole si troveranno a ricorrere ai precari, nonostante le nuove assunzioni. Insomma, c’è bisogno comunque di docenti per mandare avanti la baracca indipendente dall’approvazione del DDL ma il Governo ha pensato bene di legare a doppio filo assunzioni e approvazione del DDL: o si accettano tutte e due le cose o niente. Questo, in parole povere, è semplicemente un ricatto sulla pelle dei più deboli. Attenzione: i più deboli non sono solo i docenti precari, ma anche gli alunni che non avranno tutti i docenti necessari l’anno prossimo oppure li avranno in ritardo, ad anno scolastico abbondantemente iniziato.
- b) Il DDL prevede per i Dirigenti Scolastici una serie di poteri di indirizzo e di “governo” maggiori che in passato (articoli 8, 9, 11, 13 etc.). Il punto è che le responsabilità non sono ben definite dalla legge e che non sono ben controbilanciate dai poteri degli organi collegiali, che avranno sempre più un ruolo consultivo e sempre meno un ruolo propositivo. La natura della funzione docente, che si svolge nella dimensione collegiale, viene radicalmente modificata. Il rischio, molto grave, è che un Dirigente si trovi a dover guidare una scuola secondo criteri che egli stesso ha stabilito – praticamente da solo – senza un adeguato controllo interno e con insegnanti che invece di collaborare si limitano a ubbidire. Uno dei punti di forza della scuola è proprio la collaborazione e la collegialità, il DDL invece promuove e formalizza un sistema di competizione e di disugaglianze: i colleghi più bravi e quelli meno bravi, quelli organici al microsistema di potere (i dieci collaboratori del Direttorio della Presidenza) e quelli emarginati. Ma c’è un’altra considerazione da fare. Caricare in modo poco controllato di poteri e responsabilità i Dirigenti e creare questo sistema di relazioni basati sulla competizione e sul mors tua via mea significa aumentare la probabilità di conflitti legali, innanzitto con i docenti stessi, e rendere poco respirabile – per non dire velenosa – l’aria che si respira a scuola, la stessa aria respirata dai nostri stessi alunni, costretti a crescere in questo clima mefitico.
- c) Il DDL prevede il cosiddetto “organico dell’autonomia” che di fatto elimina alla radice la titolarità della cattedra (la garanzia si sapere in quale istituto si è stabilmente titolari di un preciso insegnamento, finché almeno le condizioni lo permettano). Questo dispositivo fa sì che gli insegnanti possano svolgere attività didattiche per le quali non sono nemmeno abilitati. In altre parole, al Dirigente Scolastico viene data la possibilità di servirsi in modo molto flessibile degli insegnanti, anche se questi non hanno le competenze adeguate per svolgere il compito assegnatogli d’imperio. In molti casi ci troveremo di fronte a insegnanti costretti a “tappare i buchi” (supplenze, corsi avviati senza le necessarie risorse soltanto per rendere più allettante l’offerta formativa etc.), altrimenti rischierebbero di risultare fra i “meno buoni” e dunque di perdere la titolarità della cattedra e andare via: certamente il livello dell’insegnamento sarebbe più basso, mentre ci troveremmo di fronte a insegnanti disposti a fare qualsiasi cosa (anche quello che non sanno fare o non sanno fare bene) pur di evitare trasferimenti. Anche qui la qualità della didattica, e dunque dell’apprendimento dei nostri alunni, non sembra per niente essere al centro delle preoccupazioni del nostro Governo.
- d) Il DDL prevede che gli insegnanti siano sottoposti a una valutazione (articoli 13 e 11). Il modello che ispira questo punto sembra essere quello di un’azienda nella quale gli operai bravi alla fine meritano un premio “produttività”. Va subito detto che negli ultimi anni sono già operanti sistemi di valutazione interni ed esterni alla scuola (autovalutazione di istituto, Invalsi, OCSE PISA etc.). Non è vero dunque che nella scuola italiana il lavoro degli insegnanti non venga valutato. Ma si tratta di sistemi di valutazione molto complessi che andrebbero certo migliorati e radicalmente rivisti, anche con la collaborazione degli stessi insegnanti. Il DDL mostra invece un’idea di valutazione molto rozza e, se si guarda bene, anche realisticamente poco attuabile. Immaginiamolo all’opera questo comitato. Esso – presieduto dal Dirigente Scolastico e composto da due docenti e da una rappresentanza di genitori e (nel caso delle superiori) di alunni – dovrebbe essere in grado di esprimere una valutazione sull’operato di decine di docenti e in merito a discipline che vanno dalla matematica alla geografia, passando per l’educazione musicale e il diritto aziendale. Confessiamo che ci risulta difficile immaginare come, con quali competenze e sulla base di quali indicatori sarebbe possibile per un tale organismo esprimere un giudizio motivato e obiettivo sull’operato di decine di professionisti. Per noi docenti è già difficile dover esprimere un giudizio su un alunno che peraltro conosciamo e seguiamo per un anno intero! Saremmo ben contenti che il nostro lavoro venisse meglio valutato, ma esattamente con una cura simile (se non identica) a quella che mettiamo nel dare alla fine del quadrimestre o dell’anno un giudizio o un voto ai nostri alunni.
Il blocco degli scrutini. In questi giorni, inoltre, è in atto un’altra forma di protesta – il BLOCCO DEGLI SCRUTINI – con un altissimo coinvolgimento degli insegnanti, che alla data odierna fa registrare in Sicilia un’adesione altissima (fra pochi giorni avremo modo di fare due conti in merito)
Fra le scuole che aderiscono nella sola Bagheria ricordiamo il Circolo didattico Cirrincione, le scuole medie T. Aiello e C.Scianna, il Liceo Artistico, l’ITC Sturzo, il Liceo Scientifico D’Alessandro, il Liceo Classico Scaduto. Si tratta di una forma di protesta estremamente civile, che in ultima istanza non danneggia né gli studenti né le famiglie, allo scopo di dare un forte segnale di continuità e di perseveranza nell’impegno per una scuola e per una società migliore.
Gli insegnanti del Liceo Classico F.Scaduto di Bagheria