Al processo contro il manager Fausto Giacchetto, ha testimoniato ieri il bagherese Angelo Vitale, anchegli indagato, ma che ha collaborato con gli inquirenti.
Vitale ha riferito che Giacchetto gli diceva “portami i documenti”, ma erano “cinquemila euro in contanti”, “la cifra – ha spiegato il teste (che ha patteggiato la condanna a due anni, ndr) – che ogni giorno gli dovevo consegnare in una busta. Dal lunedì al venerdì, per un totale di 25 mila euro a settimana”.
Oltre a Giacchetto, sotto accusa davanti alla quinta sezione del Tribunale di Palermo ci sono anche l’ex presidente dell’ente del Ciapi, Francesco Riggio, Stefania Scaduto e Concetta Argento (rispettivamente segretaria e moglie di Giacchetto), l’ex dirigente dell’Agenzia regionale per l’impiego, Rino Lo Nigro, e l’ex assessore regionale Luigi Gentile Fatture gonfiate e operazioni immobiliari permettevano a Giacchetto, secondo quanto raccontato da Vitale che ha portato a riscontro le fatture e i bonifici emessi, di avere a disposizione milioni di euro, finanziati al Ciapi, con i quali acquistava orologi di lusso (Rolex e Patek Philippe), auto e perfino lavatrici, nonché pagava i lavori di ristrutturazione di casa sua e viaggi per politici: “Uno negli Usa – ha detto Vitale – a cui andò il deputato Francesco Cascio, uno in Tunisia dove andarono Scalia, Gentile e Sparma, uno a Capri a cui partecipò Scoma, e viaggi per la sua famiglia, come quello a San Giovanni Rotondo”.
Tra i bonifici anche quello da tremila euro fatto alla soubrette Sara Tommasi per cessione dei diritti d’immagine.
“Giacchetto – ha puntualizzato Vitale – mi fece capire che i ‘servizi’ della soubrette non erano quelli scritti nel contratto, che tra l’altro non ho mai ricevuto controfirmato dalla Tommasi”. (livesicilia.it)