di Martino Grasso
Sulla trascrizione del matrimonio fra i due omosessuali Gianfranco Aiello e Olivier Grasser, abbiamo intervistato Giuseppe Di Salvo, 61 anni, omosessuale storico, maestro elementare.
Di Salvo è stato anche consigliere comunale negli anni 80 e ha fondato il Fuori, primo movimento palermitano che rivendicava i diritti omosessuali negli anni 70/80.
Con Di Salvo abbiamo anche parlato dell’attuale condizione degli omosessuali a Bagheria e di come è cambiato il modo di approcciarsi della città.
Cosa pensa della trascrizione del matrimonio omosessuale da parte del sindaco di Bagheria?
“Innanzi tutto, occorre dire: “Viva gli sposi!”. O i “diversamente uniti”. E auguri a Gianfranco e al suo compagno per la loro convivenza d’amore in Francia legalizzata. Lo sposo gay bagherese non lo vedevo da tempo. Patrizio Cinque ha fatto un atto simbolico di estrema civiltà. La sua trascrizione ha un grande valore politico legato al simbolo, cioè al Registro in sé. Fino a quando in Italia non ci sarà una legge sulle unioni fra persone dello stesso sesso, questi registri rappresentano solo civili azioni di rivolta. Si ispirano all’articolo 65 della Legge n. 218 del 1995: i sindaci devono registrare i matrimoni contratti all’estero, ma nella legge non viene indicato l’orientamento sessuale degli sposi. E avviene che alcuni sposi gay si rivolgono anche a i tribunali. E abbiamo sentenze contrastanti in materia. Questa legge è legata anche a questioni di “ordine pubblico”. Ecco perché il ministro Alfano si è rivolto, sbagliando, ai prefetti per fare annullare queste trascrizioni. E’ omofobia partitocratica allo stato puro. Alfano farebbe meglio ad occuparsi del tritolo nascosto dalle mafie per tentare di far saltare in aria alcuni magistrati che indagano sulla trattativa Stato-Mafie. E ancora: i parlamentari italiani tutti già godono dei privilegi delle unioni di fatto. forse i prefetti italiani sono andati a circondare le due Camere?”
Qual è la situazione attuale degli omosessuali a Bagheria?
“Bagheria, grazie alle lotte dei pionieri – me stesso, Piero Montana, Antonio Belvedere…- si è sensibilmente evoluta, come molte altre città italiane, per quanto riguarda il rispetto nei confronti degli omosessuali. Chi si ricorda delle antiche omofobiche “abbanniatine” che i soci subivano per le strade proprio da molti “maschiacci” che poi a tarda sera ci cercavano per avere rapporti fuggevoli? L’omofobo, spesso -molto spesso- è una criptochecca in cerca di dialogo sessuale. Occorrerebbe un “Museo del turpiloquio” offensivo per ricordare le vergogne sociali antigay dei decenni passati: istigazioni al suicidio, omicidi, emigrazione sentimentale, isolamento, linciaggio… Erano, allora, le vere questioni di ordine pubblico. Noi siamo grati alla Polizia bagherese e anche alle forze politiche progressiste della città che ci hanno appoggiati nelle nostre lotte nonviolente per la liberazione di tutti.”
Perché a Bagheria molti vivono nell’ombra senza dirlo apertamente?
“Oggi le difficoltà che i gay devono affrontare sono un po’ quelle di tutti i cittadini: lavoro, unioni legalizzate, cioè famiglie con problemi economici da affrontare. Anche se nessuno può cancellare dal desiderio umano le spinte promiscue. Ma questo vale sia per gli etero sia per i gay. Certo, qualche imbecille omofobo si trova ancora. Nessuno potrà mai cancellare questi frammenti razzistici di idiozia.
E ci sono ancora, purtroppo, molti omosessuali che vivono nelle tenebre. Devono ribellarsi. Ognuno scelga il suo stile. Noi pionieri non avevamo modelli quanto ci siamo rivoltati contro l’oppressione. Ce li siamo costruiti col dolore, col pianto, col lutto interiore legato alla perdita delle persone che amavamo perché alla luce il rapporto d’amore era impossibile… e, soprattutto con tanto coraggio! Oggi i gay non hanno alibi. Anche se sappiamo che il “venir fuori” è ancora un atto di coraggio. Ma oggi i gay i punti di riferimento li hanno. E la Polizia c’è anche per la tutela della loro dignità. Fuori gli attributi, quindi, è basta auto-repressione che genera infelicità! L’essere umano ha il diritto di vivere felice!”
Come è cambiata la situazione a Bagheria rispetto a quando lei lo hai dichiarato apertamente?
“Io mi sono dichiarato pubblicamente nella lontana primavera del 1976 al Circolo L’Incontro animato anche da Peppuccio Tornatore nel corso di un dibattito sull’aborto. Mesi dopo, a Palermo, fui fra i fondatori del FUORI!” siciliano, fra i più attivi d’Italia. Coi Radicali di Pannella che furono i primi ad aprire le loro sedi per ospitare le lotte dei gay. Ci fu scalpore. Oggi trovo tanta gente di allora che apprezza ancora quel lontano mio intervento di circa 40 anni fa, ripeto 40 anni fa! Oggi i gay sfilano a miglia nei Gay Pride. Ed è, tutto sommato, anche un modo per nascondersi fra i volti della folla. Ma i pionieri gay sanguinanti nell’anima hanno aperto per tutti tante brecce contro il muro razzista dell’omofobia. Siamo stati come i bersaglieri che solo con la cultura sfondavamo porte omofobiche non proprio pie!”
Dopo che lo ha dichiarato come è cambiata la sua vita?
“Senza l’ipocrisia dipinta nel volta si vive meglio. Si vive, come tutti, come si può e non come si vuole. Ma si vive con gioia!La gente non ama mascheroni ipocriti ambulanti. E non vogliamo compassione. Vogliamo vivere le nostre legittime passioni. Siamo noi che accettiamo il percorso di liberazione degli altri. Noi vogliamo vivere con dignità e come la Costituzione liberale vuole. Niente tolleranza formale, dunque. Siamo noi che ancora tolleriamo molti oligofrenici omofobi.”
Lei lavora come maestro alle elementare. L’essere gay come ha condizionato il suo lavoro?
“Il mio lavoro di insegnate? Mi avvicino ormai all’età pensionabile. Insegno dal 1977. Da quando militavo nel FUORI! ed ero quasi ogni giorno sulla stampa locale e non solo. Quindi tutti sapevano di questo bel gay che rubava tanti cuori e tanti mariti. Quante donne gelose! Le persone ti valutano per la qualità del lavoro che fai e non per la tua vita privata o per quello che sei. Noi gay siamo ovunque: a scuola, e anche fra i banchi di scuola -da piccolo io stesso non ero là?- negli ospedali, nelle chiese cattoliche e non, nei teatri, nel cinema, fra gli operai, fra i magistrati, fra gli avvocati, fra i giornalisti, fra gli operai, fra i politici (io stesso sono stato come sai Consigliere comunale a Bagheria)… E siamo anche, non vi scandalizzate, vi prego- anche fra le varie mafie, anche fra le mafie partitocratiche. Il desiderio omosessuale è interclassista: non è di destra, né di sinistra e passa anche per il centrodestra ipocrita di Alfano. E a Bagheria, va detto, anche le varie Mafie lo hanno sempre rispettato negli altri. Le nostre Mafie non sono ottuse. Vanno condannate e combattute per altro, cioè per i loro atti criminali. Ma quale gay ha subito persecuzioni per il suo essere gay in città da parte delle varie cosche? Anzi, posso testimoniare che hanno contribuito a fare cessare le discriminazioni a nostro danno. Poi, al di là dei nostri onorevoli passi, la Mafie locali sanno che io non amo le loro scelte. E cerco di mostrarlo con l’esempio, cioè con la legge interiore. Io tratto con la civiltà delle leggi e lotto contro le leggi ingiuste per cambiarle in meglio. Come per il divorzio, come per l’aborto alla luce del sole contro l’aborto clandestino; esso mieteva tante vittime proprio fra quelle donne che si affidavano alle mammane o ai medici ipocriti cattolici che li esercitavano clandestinamente per arricchirsi. Vergogna. I gay in ogni settore sociale hanno dato un grande contributo per la crescita di tutti. Del resto molti miei ex alunni sono oggi bravi attori, brillanti avvocati, economisti competenti, architetti, cioè sono legati a tanti nobili mestieri. Molti sono pure etero felicemente sposati. E vogliono che i loro figli vengano educati da me. Provo gioia per aver lasciato questi segni. Certo qualcuno è finito pure nelle pagine della cronaca nera. Ma noi il rispetto delle regole lo insegniamo a tutti. Poi la responsabilità penale, come si sa, è individuale. Lo Stato educhi e ri-educhi! Gli storici, in seguito, valuteranno le nostre azioni e quelle del Ku Klux Klan omofobo. Aspettiamo solo qualche Pontefice -e prima o poi avverrà!- che in ginocchio chieda scusa ai gay per i danni dalla Chiesa loro arrecati. E sono tanti. Noi, credenti e non, crediamo nella nostra coscienza che riflette la luce di Dio per tutti espansa nei cieli!
Noi amiamo gli sposi di Dio. Ma amiamo anche chi sposa le persone in carne ed ossa: la comunicazione sessuale è dialogo fra anime affine elettive che si attraggono e si completano. Ce lo ha insegnato Platone col mito. Noi lo viviamo nella realtà. Vivano, dunque, tutti gli sposi che formano legittime famiglie. Generano gioia!”