Che fine hanno fatto gli intellettuali? Dove sono gli esponenti dei movimenti extraparlamentari nati nel ’68 che tanto hanno inciso in quel periodo storico? Ma la vera domanda è: cosa fanno oggi per la società gli ex-sessantottini? Qualche esempio: Dentro “Potere Operaio” militavano il filosofo Massimo Cacciari , il brigatista Toni Negri, il girotondino Pancho Pardi, la signora di “otto e mezzo” Ritanna Armeni e Paolo Mieli, oggi potere non operaio.
Poi “Lotta Continua” tra le cui fila annoveriamo Adriano Sofri (innocente per fiducia), Luigi Manconi (marito di Bianca Berlinguer), Toni Capuozzo (quello di ” Terra”), Paolo Liguori (ops! Scusate il rigurgito), Giampiero Mughini (“aborrrrro!”). Infine tra i marxisti-leninisti trovavi Barbara Pollastrini, Michele Santoro, Renato Mannheimer, Linda Lanzillotta, Antonio Pennacchi, Antonio Polito. Questi non sono che i big, ma di ex sessantottini nostrani ce ne sono tanti.
Tutta gente che ha lottato per un mondo migliore e lo ha ottenuto. Solo per sè, ma lo ha ottenuto. Non nego che molti di loro siano menti illuminate, colte ed affascinanti. Ma è altrettanto innegabile che una buona fetta ha raggiunto rapidamente posizioni di potere in tutti i settori, dalla politica al giornalismo, dall’Università alla Finanza. Un esempio? Bankitalia tempo fa ha pubblicato dei dati in cui si evinceva che i nati tra il 1946 ed il 1955, cioè quelli che hanno fatto il ’68, detengono circa il 12% del PIL italiano.
Oggi di loro avvertiamo solo lo spostamento dell’aria. Molti ci osservano dall’alto. Sulle altalene della spocchia ondeggiano sopra le nostre teste. Che spettacolo deprimente vedere da sotto queste gambe penzolanti. Sono gambe che guardano la società da una visuale privilegiata. Piedi e cosce con un lavoro al Comune o alla Regione e che magari occupano sedie dirigenziali. Gambe pronte ad accavallarsi per dare giudizi e ad arricciarsi per indignazione di fronte al malcostume delle raccomandazioni, del clientelismo e della politica tradizionale. Gambe, che in realtà dovrebbero nascondersi sotto una grande coperta ed avere la decenza di non mostrarsi in pubblico. E meno che mai scalciare contro un sistema che hanno contribuito a creare ed a sfasciare allo stesso tempo. In un periodo dove la retorica del “noi siamo la gggente!”, dell’inflazione di parole come “inciucio” e “casta”, per concentrare tutti i fallimenti della società sui politici, sento il bisogno vitale di menti illuminate (e luminose). Che ci raccontino le “loro verità” e non quelle del bar. Oggi più che in passato abbiamo bisogno di intellettuali sani e veri.
Proprio perché la loro capacità é quella di saper leggere la realtà da un’angolatura diversa. Quando si diventa censori o si dimentica la propria autonomia o indipendenza dal potere ci si trasforma in altro. Vorrei una mente lucida, non in preda al narcisismo, protagonismo, egocentrismo. Che non abbassi mai la guardia e non abbia paura di non piacere al pubblico. Che non abbia timore di schierarsi oggi con un politico e domani con il suo opposto (se questo lo merita). Credo inoltre, nell’importanza dei maestri.
E, contro la “retorica” del nuovo e dei giovani a tutti i costi nell’esperienza dei “vecchi”. Pasolini diceva che i nostri vecchi devono essere “mangiati in salsa piccante”; mangiati e superati, ma il loro insegnamento è semplicemente ossigeno. Oggi tutti in cerca di guru, eroi e alchimisti da elisir miracolosi. Le risposte in questo momento non ci servono, bisogna ritornare a farsi le domande.
Gli intellettuali di Bagheria non si chiedono più nulla, sanno tutto. Qualcuno sogghigna, altri sghignazzano, tutti dormono.
*segretario Sel Bagheria