Con un comunicato stampa, il pd di Bagheria, spiega i motivi che hanno indotto i consiglieri comunali (Di Stefano e Tormatore) ad abbandonare l’aula durante il consiglio comunale sull’aumento della Tari.
“A distanza di un mese dall’annunciata “rivoluzione di agosto” l’amministrazione continua a smentire se stessa attraverso il ripetuto ricorso a noli di mezzi “a caldo” (con autista) e l’indizione improvvisata di gare d’appalto a breve termine per l’avvio di ipotetiche “mini – A.R.O.”. Si tratta di espedienti, già utilizzati dalla precedente amministrazione, che non fanno altro che prolungare lo stato di emergenza, piuttosto che puntare ad arginarlo. Da un lato si propone un aumento della TARI (tassa sui rifiuti) senza preventivamente presentare un piano economico-finanziario sui costi del servizio, dall’altro si producono nuovi costi, non indifferenti per un Comune già in dissesto. La presentazione di un piano economico-finanziario, infatti, è un passaggio obbligatorio e propedeutico per consentire al Consiglio comunale di deliberare ed eventualmente poter incidere sulla riduzione dei costi, diminuendo conseguentemente la pressione fiscale nei confronti dei nostri concittadini. Per questi motivi, il gruppo consiliare del Partito Democratico ha scelto di abbandonare l’aula nella seduta consiliare del 30 settembre, avente all’ordine del giorno l’aumento della TARI. Non vogliamo essere complici di un atto illegittimo, che causerà nuovi contenziosi, e dunque un danno economico al Comune.
Per quanto concerne l’organizzazione del servizio, il dietrofront dell’amministrazione comunale si comprende facilmente: appariva quantomeno azzardata, infatti, la scelta di estendere la raccolta differenziata porta a porta all’intero territorio bagherese nel giro di poche settimane (in teoria a regime dal 28 settembre). Tenendo conto che a Bagheria sono localizzabili circa 36.000 utenze domestiche, e che un addetto (stakanovista!) alla raccolta differenziata riuscirebbe realisticamente a coprire circa 350 utenze al giorno, è chiaro che l’attuale personale è insufficiente, con conseguenze evidenti: tempi eccessivamente dilatati per la raccolta, cumuli di spazzatura per strada, differenziata che stenta a decollare. Il tutto porterà, secondo i parametri dettati dal Piano regionale per i rifiuti, circa il 30% di costi in più. La raccolta differenziata, se non effettuata con criterio, comporta un aggravio di costi, non un risparmio.
E’ evidente come un territorio costantemente invaso da cumuli di rifiuti indifferenziati non possa adeguarsi, nel giro di poche settimane o di pochi mesi, ad una raccolta differenziata estesa e capillare.
Sarebbe certamente più ragionevole prevedere una raccolta differenziata al 50%, attraverso il conferimento della frazione secca indistinta in un centro di separazione che possa migliorare la qualità del materiale da conferire alle stazioni Conai. Il conferimento di carta, plastica e vetro/metalli differenziati già in ambito domestico, sarebbe supportato da eco-punti, con riduzioni sino ad 1/3 della tariffa. La realizzazione di isole ecologiche, impianti di separazione e compostaggio rientrerebbe in una logica di investimenti sostenibili da un soggetto privato: sarebbe meglio procedere con strategie lungimiranti, invece che “per tentativi ed errori”. In questo quadro, bisognerebbe spingersi oltre integrando il Piano di intervento con le previsioni della strategia “Rifiuti zero”.
Sul fronte delle modalità di gestione, la scelta di gestire il servizio “in house” attraverso una s.p.a. a capitale pubblico si pone chiaramente fuori dai dettami della normativa comunitaria, nazionale e regionale, che favorisce l’esternalizzazione del servizio, in una logica di efficienza e di mercato: un’impresa privata tende al profitto, diversamente da un’impresa pubblica che può tendere, al massimo, a coprire i costi del servizio, registrando in molti casi perdite a carico dei contribuenti.
Si avvii dunque l’A.R.O. comunale, attuando il Piano di Intervento approvato in sede regionale, con l’indizione di una gara europea per affidamento del servizio ad un gestore privato. L’amministrazione avrebbe potuto seguire questo percorso all’indomani del proprio insediamento, favorendo la fuoriuscita dal Coinres già a giugno.
Sul fronte del personale, la legge regionale 9 del 2010 impone di utilizzare in via prioritaria il personale attualmente in forze. In tale quadro, non viene affatto preclusa la possibilità di ricorrere al criterio della “fedina penale pulita”, anche nel caso in cui il reclutamento del personale fosse operato da una ditta esterna.
In definitiva, si tratta di soluzioni all’insegna di un sano realismo, in una prospettiva di legalità e programmazione nella gestione del ciclo dei rifiuti.”