Sarebbe stato ucciso durante il famoso gioco del “tocco di vino” Antonino Zito, l’uomo di Palermo, 32 anni, il cui corpo venne ritrovato il 18 dicembre, bruciato, nelle campagne di Santa Flavia, al confine con Bagheria.
Ne sono convinti i giudici del Tribunale del Riesame che ha respinto la richiesta di scarcerazione di Pietro Mazzara e Maurizio Pirrotta. Ed è in questa sede giudiziaria che il pubblico ministero Maurizio Musco ha depositato agli atti del procedimento una pubblicazione del Dipartimento di Filologia linguistica e letteratura dell’Università di Lecce. Un trattato dal titolo “Le parole delle cose, Simboli e riti sociali in Sicilia”. Un capitolo è dedicato al Teatro del tocco.
Si tratta di un “gioco” tipico delle taverne siciliane che per Zito sarebbe diventato fatale. Tradizione vuole che attorno alla bottiglia di vino si ritrovi un gruppo di amici. Uno di loro diventa il rivale. Viene preso di mira e spinto a partecipare perché ci sono conti da regolare. Il tocco diventa un Tribunale sommario. Uccidere qualcuno durante il tocco equivale a vendicare pubblicamente uno sgarro.
Zito avrebbe pagato con la vita uno sgarbo, forse, maturato nell’ambiente della droga.