Ancora un sequestro di beni riconducibili a Matteo Messina Denaro, ultimo capo di cosa nostra latitante dal 1993. La Dia di Palermo e di Trapani ha eseguito un provvedimento patrimoniale a Castelvetrano, il paese del boss mafioso, nei confronti di suoi familiari.
Il 30 novembre scorso beni per un valore di cinquecentomila euro erano stati sequestrati a Gaspare Como, 45 anni, cognato del latitante. In quell’occasione era stata indagata una delle sorelle del campomafia, Bice Maria Messina Denaro.
I beni sequestrati sono intestati a un’altra sorella del boss, Anna Patrizia Messina Denaro, e a suo marito, Vincenzo Panicola, 43 anni, detenuto per mafia. La misura patrimoniale è stata disposta dal Tribunale di Trapani, su proposta del procuratore aggiunto della Dda di Palermo e del sostituto Paolo Guido. Il sequestro ha riguardato anche una delle società di Panicola, imprenditore attivo nel settori dell’edilizia e della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica.
Si tratta della Vieffegi service srl, che cura le pulizie nel centro commerciale “Belicitta’” di Castelvetrano, appartenente alla holding “Gruppo 6GDO SrL” di Giuseppe Grigoli, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa e ritenuto prestanome di Messina Denaro. Sequestrate pure la Vieffegi impianti srl, la So.ro.pa. costruzioni srl, e la ditta individuale di olivicoltura Messina Denaro Anna Patrizia, un fabbricato, autovetture, rapporti bancari ed altro.
Panicola, il cui padre, Vito, era un boss di rilievo, è accusato assieme al cognato latitante, e a Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Francesco Luppino, di associazione mafiosa, e di aver gestito la latitanza di Matteo Messina Denaro facendogli da postino. (blogsicilia.it)