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venerdì 27 Dicembre 2024

venerdì 27 Dicembre 2024

Intervista a Pippo Balistreri. “Amo Aspra e il suo mare. Sanremo? Se mi chiamassero andrei”

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Balistreri
giulia balistreri
giulia balistreri
8 minuti

Meritato riposo nella sua Aspra dopo l’ennesima direzione del palco di Sanremo.
Pippo Balistreri, direttore di palco, ha scritto la sua storia sul palcoscenico di Sanremo per 41 anni, dal 1981 al 2024 (solo in 3 edizioni non era presente).
Balistreri, 73 anni, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dello spettacolo italiano.

Il suo rapporto con Aspra
Nonostante il successo e le numerose opportunità, Pippo non ha però dimenticato le sue radici siciliane, rimanendo fedele alla sua Aspra, come afferma con emozione: “Amo la mia Aspra e, nonostante sia sempre stato in viaggio, non l’ho abbandonata. Qui c’è tutta la mia famiglia, le mie figlie, il mare cui sono affezionato, ho persino portato mia moglie (che purtroppo non c’è più) a vivere con me da Parigi. Non abbandonerei mai la Sicilia, la Rai ci ha provato parecchie volte, ma io sono irremovibile, è qui che sono nato. Quando studiavo, al liceo, dicevo di voler imparare le lingue e andare via per realizzarmi, ma non ho mai sfiorato l’idea di trasferirmi definitivamente”.
Sanremo e l’anno prossimo
Molti pensavano che quella del 2024 sarebbe stata l’ultima sua partecipazione, ma Balistreri spiazza tutti e nonostante sia in pensione da tempi, con un sorriso dice: “non nego che se dovessero richiamarmi l’anno prossimo andrei, d’altronde quando ti piace quello che fai vorresti non finisse mai, non sono stanco né sazio”, testimoniando la passione che ha sempre guidato la sua carriera.
La sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia in modo insolito.
Ci racconta Pippo: “Non ho mai studiato musica, a suo tempo presi il diploma all’alberghiero di Stato. Iniziai come animatore sulle navi da crociera, indubbiamente tutt’altro tipo di percorso, ma ho sempre amato moltissimo la musica. Vivevo in America, tornai in Italia negli anni ’70 e presi a fare il “Disk jockey” – letteralmente sarebbe il “fantino del disco”, cioè colui che porta al successo i brani musicali registrati su dischi –. Allora m’iscrissi ad un’associazione italiana dei disk jockey e poco dopo partecipai ad un concorso nazionale, con 1200 concorrenti provenienti da tutt’Italia, e la cui ‘finale’ si svolse in un’importante discoteca di Parma. Lì arrivai primo e vinsi il disco d’oro, così nacque tutto”. Dopodiché, continua: “In quella giuria di giornalisti famosi all’epoca – facenti parte di gazzette quali Ciao2001, la Repubblica, l’Avvenire, il Messaggero e vari altri – vi erano ovviamente dei professionisti musicali, era il 1979, in quel momento conobbi Renzo Arbore e Gianni Naso: quest’ultimo nell’81 avrebbe svolto il ruolo di direttore artistico del festival di Sanremo. In quell’anno, presa l’adeguata confidenza, fui presentato da lui a Gianni Ravera, all’epoca il patron del festival. Da una chiacchierata spiritosa su chi avrei voluto portare in gara, mi vidi spuntare in tv gli stessi nomi che avevo pronunciato davanti a lui. Ma l’episodio che mi portò a lavorare davvero a Sanremo, fu il banale (quanto decisivo) fatto che nell’81 nessuno, dell’intero entourage presente all’Ariston, parlava ancora l’inglese, così mi affidarono le prove dei Dire Straits – gli stessi che, come raccontavo a La volta buona, si presentarono un po’ alticci in seconda serata ed io, ingenuo e ancora solo emergente, pur di convincerli ad entrare ed esibirsi feci finta di dare a due di loro un colpo di scopa – da quel momento sino ad oggi ho svolto il mestiere di direttore di palco a Sanremo”.

Balistreri sottolinea, inoltre, come il suo mestiere sia profondamente mutato nel corso degli anni, e come egli stesso abbia preso parte alla definizione di nuove mansioni e all’introduzione di nuove pratiche nel settore: “Permettimi di dirti che molte delle mansioni che oggi esistono le ho inventate io. Il direttore di palco una volta faceva unicamente entrare ed uscire le persone dal palcoscenico, invece io svolgo da sempre anche una sorta di regia, con tutto quel che ne riguarda e consegue. Insomma, nel tempo questo mestiere è cambiato, e mi piace pensare che sia per certi versi anche merito della mia esperienza e del mio contributo”.

Ma la sua carriera non si limita al Festival di Sanremo
Balistreri ha lavorato per numerosi programmi, partecipando anche ad eventi di portata internazionale e mostrando il suo talento in molteplici contesti.
Ci dice lui stesso: “Spesso lo si dimentica, ma io non lavoro esclusivamente per Sanremo, bensì per la Rai. Non lavoro soltanto quel mese durante l’anno ovviamente, mi occupai di moltissimi programmi negli anni, nello specifico sono stato presente a tutti i più grandi eventi organizzati dalla Rai dall’81 ad oggi. Volendo ricordarne qualcuno potrei nominarti Pavarotti and friends, al quale fui presente per dieci anni e da dove passarono moltissimi artisti internazionali (Stevie Wonder, Célin Dion, le Spice Girls, i The Corrs, ecc.), i programmi di Panariello itineranti per tutt’Italia, praticamente qualsiasi messa in onda di Fiorello, partecipai persino all’Eurovision a Torino due anni fa. Fui presente anche a dei programmi per Canale5 (ad es. Adrian live con Celentano), così come supervisionai il palcoscenico durante alcuni programmi francesi”.
Insomma, l’esperienza di Pippo Balistreri è stata caratterizzata da passione, dedizione e umiltà, rendendolo una figura amata e rispettata nel mondo dello spettacolo italiano. La sua lunga carriera è stata segnata da momenti di gioia e molteplici sfide, ma soprattutto da una profonda gratitudine verso tutti coloro che hanno condiviso con lui questa straordinaria avventura sul palco di Sanremo.
Indubbiamente, il suo spirito indomito e la passione per il lavoro lo rendono un punto di riferimento in quest’ambito, nonché un vero e proprio pilastro della cultura e della musica nel nostro paese.
Ed è un vanto per Aspra e Bagheria.

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