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domenica 24 Novembre 2024

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Bagheria. 112 anni fa nasceva Renato Guttuso. Oggi concerto presso la chiesa delle suore a villa Butera

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guttuso
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Il 26 dicembre 1911 nasceva a Bagheria Renato Guttuso, diventando uno degli artisti più importanti nel ventesimo secolo.
Si svolgerà oggi presso la chiesa delle Suore Vincenziane di Palazzo Butera, il Concerto “Bequadro Inside Traduzioni di Sicilia” in occasione dell’anniversario della nascita di Renato Guttuso.
L’evento è anche promosso dal Rotary Club Bagheria e dal Ministero della Cultura con il patrocinio dell’Assessorato Turismo Sport Spettacolo Regione Siciliana.
L’evento si svolgerà in tre momenti dalle ore 17:00 alle 19:00.
Alle ore 17.00, 𝐂anti tradizionali a scuola. Saggio finale del coro giovanile proveniente dall’Istituto Tommaso Aiello e Plesso Puglisi di Bagheria, per lo studio e ricerca del canto tradizionale siciliano.
Calcedonio Tutino al pianoforte.
Alle ore 18.00, 74° Concerto Stagione Concertistica Città di Bagheria. – 𝐁𝐮𝐨𝐧 𝐂𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐑𝐞𝐧𝐚𝐭𝐨 𝐆𝐮𝐭𝐭𝐮𝐬𝐨. Si esibiranno: Anna Rita Pinsino, soprano. Giovanni Moncada al pianoforte. Con la partecipazione straordinaria degli attori Roberto Vetrano e Tommaso Gioietta.
Alle ore 19:00, Il Canto di Natale della tradizione popolare. Concerto del Coro Laudate Dominum di Bagheria sui canti tradizionali e popolari del Santo Natale. 
Biografia di Renato Guttuso
I genitori ne registrarono la nascita il 2 gennaio (a Palermo).
Guttuso nel 1973 lasciò una donazione di 400 opere al Comune, fra quadri suoi e di altri artisti e documenti vari, ospitati nel museo a lui dedicato all’interno di villa Cattolica.
La città natale è molto importante nella sua formazione, perché lì, giovanissimo, entra in contatto con il mondo della pittura. Segue i lavori del padre ma frequenta anche lo studio  di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo.

Già dal 1924, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri. Sono piccole tavolette dove per lo più copia i paesaggisti siciliani dell’ottocento. Tra queste vanno ricordate “Golfo di Palermo” (1925), dove usa le venature del legno per raccontare le onde del mare. I suoi modelli sono comunque più vari, i francesi come nel caso dell’”Angelus di Millet” (1926), realizzata su una tavolozza che mantiene ancora la forma originale, e i pittori contemporanei di cui poteva procurarsi le illustrazioni, come Carrà nel “Pino marittimo” (1929).

In questi anni dipinge anche dei ritratti come quello di Graziella e il “Ritratto del padre, il Cavalier Gioacchino Guttuso Fasulo” (1930). Guttuso frequenta anche  l’atelier del pittore futurista Pippo Rizzo e altri artisti palermitani.  Nel 1928 partecipa a Palermo alla sua prima mostra collettiva. Nel 1931 prende parte, con due quadri, alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana a Roma e ha occasione di vedere dal vivo le opere dei più grandi artisti italiani che lo impressionano profondamente.

Una mostra di Guttuso e di altri pittori siciliani, alla Galleria del Milione nel 1932, suscita grande interesse nella società artistica milanese. Per vivere a Roma esegue alcuni lavori di restauro alla Pinacoteca di Perugia e alla Galleria Borghese di Roma. In questo periodo ha modo di legarsi ad artisti come Mario Mafai, Francesco Trombadori, Corrado Cagli, Pericle Fazzini, Mirko e Afro. Dal 1929 collabora con giornali e riviste e già dalla scelta dei suoi primi soggetti critici si delineano le sue scelte in favore di una pittura impegnata. Il suo primo articolo su Picasso, scritto nel 1933, causa l’intervento della censura fascista e la sospensione della collaborazione con il giornale l’Ora di Palermo. Espone per la seconda volta a Milano, alla Galleria del Milione con il “Gruppo dei 4” che aveva fondato a Palermo con Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualino Noto in aperta polemica con il primitivismo di “Novecento”, allora dominante. La mostra viene recensita da Carrà, in quel momento il pittore più autorevole che ci fosse in Italia. A causa del servizio militare trascorre il 1935 a Milano, dove ha occasione di stringere grandi amicizie con artisti come Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio, ed intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, il filosofo Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Guttuso si trasferisce definitivamente a Roma. Realizza dei capolavori come la “Fucilazione in campagna”, dedicata a Federico Garcia Lorca, la Fuga dall’Etna, La Crocifissione (forse l’opera più importante).

Il quadro, presentato al premio Bergamo nell’autunno del 1942, dove riceverà il secondo premio, suscita un grande scandalo e il Vaticano proibisce ai religiosi di guardare l’opera. Nel frattempo conosce Mimise Dotti che diventa sua moglie.  Guttuso ha anche realizzato delle opere per scenografie musicali.

Nel 1943 lascia Roma per motivi politici e partecipa attivamente alla resistenza antifascista. Della lotta partigiana ha lasciato una struggente testimonianza artistica nella serie di disegni realizzati con inchiostri delle tipografie clandestine intitolati Gott mitt Uns . Fra i suoi amici va ricordato anche Pablo Picasso.  Nel 1950 ottiene a Varsavia il premio del Consiglio Mondiale per la Pace. Guttuso ha esposto in tutto il mondo, da Londra a New York, fino al Museo Puskin di Mosca.

Si trasferisce a Palazzo del Grillo dove continuerà ad abitare e lavorare fino alla morte.
Nel 1973 Guttuso sceglie un importante nucleo di opere, sue e di altri artisti, che costituiranno la base per istituire a Bagheria la Galleria civica. Fra il 1973 e il 1986 dona altri quadri (circa 200) al comune di Bagheria, ampliando la collezione di Villa Cattolica. Nel 1974 dipinge il grande quadro La Vucciria che attualmente si trova a palazzo Steri a Palermo, sede del rettorato.

Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. E’ però a Bagheria la collezione più completa, anche perché corredata di altri documenti come foto, articoli, schizzi. Nel giardino di Villa Cattolica si trova anche la grande Arca funebre dedicatagli dal suo amico Giacomo Manzù, dove egli riposa. 

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