La Procura di Termini Imerese chiede tre condanne per la tragedia di Casteldaccia che costò la vita a nove persone, rimaste intrappolate dentro una villetta travolta dalle acque del fiume Milicia. Un’intera famiglia distrutta, compresi due bambini, il 3 novembre 2018.
Queste le richieste di pena: il sindaco Giovanni Di Giacinto 4 anni, l’architetto e responsabile della Protezione civile comunale Maria De Nembo 4 anni, il proprietario della villetta Antonio Pace 3 anni e 4 mesi. Era già stata archiviata la posizione di Concetta Scurria (moglie di Pace), dei dipendenti comunali Rosalba Buglino, Alfio Tornese, Michele Cara Pitissi, dell’ex sindaco di Casteldaccia Fabio Spatafora.
La villetta era abusiva e una sentenza del Tribunale del 2010 imponeva la demolizione. Ed invece era regolarmente abitata da Giuseppe Giordano e dalla sua famiglia che vi trascorreva le festività e i fine settimana.
Nella tragedia persero la vita Francesco Rughoo, Monia, Antonio, Marco, Federico e Rachele Giordano, assieme a Nunzia Flamia, Matilde Comito e Stefania Catanzaro.
Il giudice aveva sottolineato che “la immane tragedia che ha spezzato la vita di nove persone avrebbe interrotto il corso dell’assistenza di chiunque si fosse trovato in quei luoghi a transitare o a sostare per qualsivoglia ragione”. Riteneva che “gli insediamenti abitativi sui luoghi non abbiano alcun modo influito sulla genesi dell’onda e sulla portata devastatrice di essa. I periti hanno concluso sul punto affermando che la catastrofe causata dall’onda di piena non ha nulla a che vedere con l’antropizzazione dell’aria”.