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venerdì 22 Novembre 2024

venerdì 22 Novembre 2024

Intervista a Giuseppe Di Salvo sul film “Stranizza d’Amuri”, sulla storia omosessuale di due giovani di Giarre

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giuseppe di salvo
8 minuti

Il film nelle sale cinematografiche “Stranizza d’amuri” di Beppe Fiorello, liberamente tratto dallo storia fra i due omosessuali di Giarre trovati morti negli anni 80, ha aperto un dibattito.
Ne abbiamo parlato con il bagherese Giuseppe Di Salvo, storico omosessuale e fondatore del Fuori, per i diritti omosessuali.

Giuseppe Di Salvo, un suo giudizio sul film di Fiorello
“Il film di Fiorello ha due precedenti testi romanzati che narrano vicende di due giovani maschi in amore che si ispirano ai tragici fatti di Giarre, ma che con Giorgio e Toni non c’entrano nulla. Uno è “Stranizza” di Valerio La Martire, quello più prossimo alla creatività di Fiorello; il secondo è “il silenzio dei giorni” di Rosa Maria Di Natale. Il primo è del 2013, il secondo del 2021. Nelle alette dei loro libri si agita uno strano spettro che con la creatività della narrazione non c’entra nulla: fanno nascere dopo quel delitto “il primo nucleo di militanti gay”. E’ falso. Allo stesso modo, dopo i due spari finali, il film di Fiorello presenta la seguente didascalia: 9 dicembre 1980 nasce il primo circolo Arcigay a Palermo e viene fondato il FUORI! di Catania. Al di là di queste due frasi apparentemente vere, il film è interessante, è un Melodramma larmoyante ben costruito che fa venire lucciconi come poteva avvenire ascoltando “balocchi e profumi”.”

-Quali sono gli errori che vengono fatti?
“La mia valutazione estetica l’ho espressa e, quando la colonna sonora sprigiona la voce di Umberto Bindi che canta il “Mio mondo” per coronare linguisticamente l’amore dei due giovani, io mi sono pure commosso. Ma i richiami storici per chi non conosce la Storia del Movimento Gay italiano vanno esplicati: il 9 dicembre 1980 non nasce un bel nulla, se non una dichiarazione di intenti; il prete Marco Bisceglia aveva ricevuto l’incarico da Enrico Menduni del PCI nel tardo autunno del 1979 per creare all’interno dell’Arci una sezione che si occupasse dei Diritti Civili, quindi dei “froci”. E ciò perché nel giugno del 1979 alle elezioni politiche il PCI aveva perso milioni di voti che passarono nelle liste dei Radicali di Pannella: portarono i loro voti dall’1,1% del 1976 all’oltre il 3,%. E circa venti parlamentari (ne avevano 4). Con quell’incarico dato a Bisceglia, che proprio in quelle elezioni era candidato coi radicali in Basilicata, il Pci tendeva a recuperare il voto gay perduto. Bisceglia ebbe successo nelle preferenze, ma venne trombato. Quindi l’idea di creare un’Arci frocia era precedente di un anno rispetto ai fatti di Giarre. E l’Arcigay (senza trattino!) nascerà a Bologna solo nel 1985, vale a dire un lustro dopo i fatti di Giarre. E a manifestare a Giarre nei primi giorni di novembre 1980 c’erano solo gli omosessuali del FUORI! nazionale, del FUORI! di Palermo e c’era anche Francesco Rutelli, giovane segretario del Partito di Pannella. Facemmo tre giorni di denunce contro la violenza familistico-mafiosa che, di fatto, scannò quei due amanti Martiri: Giorgio e Toni.”

Cosa fece in modo specifico la Comunità Omosessuale all’epoca del duplice delitto?
“C’era solo il FUORI!. E il Nulla partitocratico. Ci furono tre nostri giorni di lotte a Giarre con volantinaggi, comizi ambulanti col megafono: c’era lì anche Piero Montana coi Radicali ed Enzo Francone e Bruno Di Donato, Franco Lo Vecchio…, decisione concordata anche coi militanti di Pannella che nei giorni precedenti s’erano riuniti a Congresso. Ed è vera, quindi l’altra affermazione, e cioè che si aprì un’ulteriore sezione del FUORI! a Catania. Ma il FUORI! a livello nazionale esisteva da dieci anni e a Palermo da quattro ed io coordinavo il FUORI! regionale. La sezione di Catania, purtroppo, non riuscì a lasciare tracce significative, ebbe brevissima durata: pochi giorni.”

Che idea si è fatta? E cosa fece lei allora?
“Fummo lasciati soli da tutti i partiti, PCI e Arci nazionale compresa. Ma con noi si schierò tanta gente scossa da quella crudele mattanza. Giorgio e Toni furono Agnelli Espiatori. Due Santi, al di la dei processi di canonizzazione. Oltre ai volantini citati, solo L’Ora del 4 novembre 1980 e Il Giornale di Sicilia del giorno dopo pubblicarono stralci di un comunicato del FUORI! di Palermo ed io e mio fratello Enzo abbiamo affisso un manifesto in una parte del Corso Butera qui a Bagheria: tu, Martino ben conosci! Denunciavamo tutte le istituzioni omofobiche e le caratteristiche machiste complici di quel duplice delitto che oltraggiava i bigotti e alcuni componenti delle due famiglie. Trovammo pietà e compassione e sostegno solo fra la gente. Altro che Arci!? Questa è la verità storica che sanno pochi eletti. Volutamente cassata dagli storici asini ufficiali. Salviamo solo il libro di Francesco Lepore che quanto da me detto riporta nel suo libro “Il delitto di Giarre”. Ma anche le alette del libro della Rizzoli riportano le citazioni infelici dei libri sopra citati. Con una differenza: chi legge il libro di Lepore capisce cosa c’era prima. E c’era anche tanta Bagheria gay in lotta!”

Come è cambiata la vita degli omosessuali in Sicilia dopo 40 anni?
“Politicamente abbiamo le unioni civili, ma senza l’adozione del figlio del partner. Sono scomparsi i berci, le abbanniatine ch’erano psicologicamente violenza al pari dei pestaggi fascisti. C’è tanta emigrazione sentimentale legata al fastidio dell’ancora vigente “tolleranza formale”; c’è papa Francesco che a parole ha rinnovato la Chiesa, ma i Documenti vaticani, in materia, sono ancora quelli di Wojtyla e predecessori… Insomma, in termini di Diritti siamo gli ultimi dell’Europa Occidentale, più indietro della Grecia. E nell’82 si parlava di presunti amori di calciatori gay della nazionale. Vero o falso che sia, nel mondo del calcio non è cambiato nulla, tranne qualche dichiarazione progressista di qualche allenatore. Ma le palle rotolano. E i giochi d’artificio sono una componente del linguaggio affettivo criptato nel film di Fiorello. Anche la vera Storia Gay omessa è creatività che va rispettata. Ne siamo orgogliosi. E Bagheria lo è. Ne sono certo!”

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