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giovedì 21 Novembre 2024

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La pietra d’Aspra e i pirriaturi

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case tufo
piera paladino
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3 minuti

In Sicilia fin dall’antichità gli edifici venivano costruiti prevalentemente con le pietre del luogo, e soprattutto lungo le zone costiere con quelle arenarie. Il tufo, noto a Bagheria come la “pietra d’Aspra”, dall’inconfondibile color ocra e di origine calcarea, molto apprezzato dagli Arabi e dai Normanni che se ne servirono ampiamente per le loro costruzioni, veniva estratto nelle famose pirriere, che costituirono un’attività florida e redditizia per l’economia locale fino al secondo dopoguerra.

Il tufo presentava tre tipologie: la pietra d’intaglio, la pietra speciale (smarratu) e quella normale, per ognuna delle quali il costo era diverso e della cui vendita si occupava il proprietario della pirriera.

I pirriaturi (estrattori di pietra) lavoravano nelle cave per 12-14 ore al giorno, dall’alba al tramonto, alle dipendenze del proprietario, u principali, facendo una breve sosta soltanto per il pranzo che si portavano da casa. Il loro duro e pesante lavoro che si tramandavano da padre in figlio era ripagato a cottimo, sulla base dei conci di tufo estratti, il cui numero massimo e giornaliero veniva fissato dal proprietario che talvolta possedeva e gestiva più pirriere. Il trasporto era eseguito dai Cavaddari, ossia i carrettieri che trasportavano il tufo con i loro carretti trainati dal cavallo fino ai cantieri.

Dagli anni ‘50 in poi le pirriere, però, cominciarono a perdere il loro primato economico insieme all’agrumicoltura, a causa della mancanza di manodopera, e successivamente negli anni ‘60 per l’introduzione di nuovi materiali edili. Esse persero dunque la loro importanza economica e cessò la loro attività.

La “pietra d’Aspra”, tuttavia, ancora oggi fa bella mostra di sé attraverso i numerosi edifici dalle splendide architetture, come la Cattedrale e il Teatro Massimo di Palermo, per fare qualche esempio; o a Bagheria con le ville settecentesche dalle eleganti scalinate e dalle sculture di singolare pregio di cui sono ricche (come quelle di villa Palagonia), che testimoniano ancora adesso l’importanza che rivestì il tufo locale nella storia economica ed architettonica della nostra ridente città. In essa, peraltro, le antiche case dai muri scrostati del centro storico, nascoste fra vicoli e viuzze e resistite a lungo alle intemperie del tempo, con i loro conci possenti di grandi dimensioni che odorano di un passato prezioso che ci appartiene ancora, ci rievocano e ci fanno comprendere il faticoso e instancabile lavoro degli antichi pirriaturi.

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