Paisi chi vai usanza chi truòvi. Vieru è, statemi a sentire! Gli anziani flavesi, baarioti, castiddazzisi, nostri ascendenti, avevano dato, a modo loro, dei soprannomi agli abitanti del loco. Dei luoghi comuni alle volte documentati e a volte riferiti al comportamento tipico di un gruppo o al lavoro che queste persone svolgevano. I porticellesi venivano chiamati ’Puitticidduòti pirriruoti’ o ‘Lucchicieddi i mari’, i santeliesi ‘Santuliuoti saracini’, i sulantari ‘Sulantara baggiani’, i flavesi ’Santafraviuoti terrazzani e malandrini’ e i baarioti e castiddazzisi ‘peri ncritati’. Per ognuno di essi c’è una spiegazione logica e non erano per niente delle offese. I porticellesi venivano chiamati ‘pirriruoti’ perché anticamente vivevano nelle grotte scavate nel tufo. Non erano altro che antiche cave di pietra dette ‘pirriere’.
Sui Santeliesi quest’ appellativo sembra mettere in evidenza il loro carattere riservato. I Santeliesi vengono ancora chiamati Saracini e non solo per il carattere risevato ma anche perchè, in pieno Medio Evo, i mercanti saraceni usavano Sant’Elia come luogo di approdo delle loro navi cariche di merci, la stessa cosa avveniva a Santa Nicolicchia dove in secoli più recenti c’era una locanda per i viaggiatori gestita da frati. Certo che nel 600, e forse anche prima, a Santelia c’era una torre di avvistamento saracena. L’appellativo della torre con il tempo passò ai suoi abitanti. Ora noi vediamo solo scogli e sabbia e ville ma quei luoghi vantano storie antiche.
Per i ‘Sulantari’ veniva detto così perché questi erano i più vicini al castello del principe, quindi avevano un comportamento nobile e aperto. Per quanto riguarda il termine malandrino nei flavesi era usato nel senso buono della parola e quindi nel significato di fiero e abile di parola. I baarioti e i castiddazzisi venivano chiamati ‘peri ncritati’ cioè piedi sporchi di terra o fango perché la maggior parte di essi erano contadini e spesso tornavano a casa con le scarpe infangate.
Per la parola incritati il significato dovrebbe essere infangati da ‘crita’ =>’creta’ =>’fango’. I Baarioti, invece, a noi porticellesi ci chiamavano ‘i luccarièddi i mari’ cioè i creduloni del mare, coloro che erano buoni e mansueti, gente senza malizia pulita nell’animo, propriu comu l’acqua i mari. Ancora oggi diamo un nome agli abitanti dei vari comuni, un po’ per scherno, un po’ per babbiu, anticchia per sentito dire. Ma la nostra ricerca continua.
Baciamu li manu!
Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. Ha due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interessa di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.
