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Quella che fu professoressa supplente di italiano della figlia del boss si esibisce sul Corriere (23 gennaio) con una intervista corredata da fotografia. Si dilunga sul «travaglio di Lorenza»: «ho capito tutto il suo dolore»; «lei stessa una volta mi disse: “Per voi può essere uno stragista, un criminale, un super boss. Per me resta mio padre”».
La professoressa antimafiosa non si rende conto del danno che la sua vanità fa alla innocente figlia del boss. Evidentemente non sa quanto sia importante e insostituibile, in questi casi drammatici, la vicinanza affettiva privata e silenziosa. Ma il silenzio non va d’accordo con l’esibizionismo mediatico.
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Il vescovo emerito di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, alle televisioni dichiara: «Non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, eccetera».
Incredibile. Come fa un vescovo a non sapere che la condanna senza se e senza ma convive cristianamente sempre con la pietà? E in quali casi vorrebbe vivere il sentimento cristiano della pietà? Coi suoi simili?
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Messina Denaro catturato è stato mostrato senza manette ed è stato accompagnato alla macchina della polizia senza i gesti simbolicamente violenti che di solito si vedono in questi casi nelle immagini televisive. Una bellissima immagine di uno Stato forte e rispettoso della dignità umana, anche della dignità umana di un boss del calibro di Messina Denaro. È, a mio parere, una delle migliori lezioni di pedagogia anti-mafiosa. Sulla scia dell’insegnamento di Falcone. Un applauso anche per questo aspetto a polizia, carabinieri e giudici che hanno condotto l’operazione della cattura.