Ho appena iniziato a scrivere un libro su Guttuso, la pagina di word è ancora bianca con la sola scritta “Capitolo uno”, mentre è già pronta l’introduzione che propongo come anticipazione.
Nel registro degli atti di nascita di Palermo, volume 656, atto N. 85, risulta che in Palermo il giorno 2 gennaio 1912 è nato Guttuso Fasulo Aldo Renato di Gioacchino e D’Amico Giuseppa. Niente di più appropriato per dire che Guttuso è nato col peccato veniale indotto, in quanto sappiamo che Aldo Renato venne alla luce il 26 dicembre del 1911, nella casa materna di Bagheria in Corso Butera al numero 252. Fatto salvo luogo e data di nascita, chiarite dal padre che parlò di uno screzio con l’Amministrazione comunale di Bagheria e pertanto andò a rivelarlo al Municipio di Palermo, rimane sconosciuta l’origine del secondo nome, “Renato”, dato che nell’albero genealogico di famiglia non compare in entrambi i rami. In effetti Renato è un nome devozionale, legato alla figura del patriota napoletano, Renato Imbriani, uomo di grande cultura, politico e valoroso garibaldino come il nonno. Dell’Imbriani, infatti, il nonno Ciro nutriva ammirazione e sincera amicizia, avendone in comune la fede garibaldina che aveva trasmesso anche al figlio Gioacchino.
Questa premessa per dire che un libro su Guttuso non può non tener conto del prima e del dopo, come vedremo si tratta di elementi importanti e imprescindibili nella esemplificazione del personaggio.
Vi sarete chiesti se questo modo empirico di scrivere è semplicemente un esercizio di stile, la risposta è decisamente no! Provo a spiegare meglio cosa c’è tra le pieghe del discorso: non esiste nel resto del mondo un altro paese che può vantare una mezza dozzina di celebrità ad ogni secolo. È vero! Tutti i paesi hanno il loro Einstein, o il loro Picasso, Fellini, Verdi, Dante, Cartier-Bresson, Eco e così via, ma nessuno come Bagheria li ha tutti insieme, contemporaneamente.
Fatta questa vanitosa premessa, questo libro che sto scrivendo è un compendio di notizie su Guttuso che vuole contribuire al suo riscatto, un doveroso tentativo da parte di un amico impegnato a far conoscere quella parte di verità tenuta nascosta, sull’artista che maldestramente è stato collocato in una nicchia da “beato” come esempio di santità di vita, decretandone ovviamente il fallimento, perché Guttuso non ha vissuto e nemmeno è morto in odor di santità.
È noto a tutti, infatti, che Guttuso viveva un personalissimo stile di vita da “bohémien di Palazzo”, e per questo va considerato un artista sui generis non privo di peccati. Certo, egli non poteva immaginare che da postumo avrebbe interpretato “il Re nudo!” per una sciagurata decisione dei corvi di Palazzo del Grillo che hanno deciso per lui il più comodo fuggevole presente all’”eternità”.
A ben pensarci calato il sipario sugli ultimi giorni di vita; sul suo reale rapporto con l’ideologia comunista; sul volerlo a tutti i costi ateo; sui reali rapporti con Bagheria e su altri aspetti della sua vita e sono tanti, rimangono tanti punti di domanda ai quali occorrerà dare una risposta, se si vuol realmente comprenderlo e una volta compreso, magari toglierlo dalla nicchia da “beato” sperando di ritrovarlo nella costellazione degli Dei.
Infine, questa ricomposizione del puzzle, potrà avvenire solo se non si ricorre a frasi come: “è vero! lo diceva lui”, perché questo vuol dire non conoscerlo e non conoscere il suo documento “bagheresi inventori di miti!”, un vero testamento morale da manuale, perché egli stesso è stato inventore di miti. Un personaggio pieno di contraddizioni, come quando dichiarò che quasi tutta la sua opera calcografica non vale nulla, che a Bagheria ci tornerà solo da morto e solo per stare accanto a suo padre, o ancora, quando elargiva sorrisi ai politici e burocrati bagheresi mentre pensava come togliergli la “Patria potestà” dei suoi dipinti.
Solo se si comprenderà che la strada giusta da percorrere nell’interesse del Maestro bagherese è quella di una gestione qualificata del Museo di Villa Cattolica, Guttuso potrà tornare ad essere uno dei più acclamati artisti italiani e la sua opera tra la più ricercata e costosa sul mercato dell’arte; se si mantiene invece lo status quo, i giochi sono già fatti e il fallimento è in atto.
Nei confronti della storia saremo tutti chiamati a rispondere, ognuno col proprio ruolo e le proprie responsabilità, per quello che vale in una Società di Francischiello.