“Guerra” è la password che migliaia di insegnanti hanno dovuto utilizzare per partecipare alla prova di inglese del concorso ordinario per la secondaria.
I gestori del software non hanno saputo trovare una parola diversa e sull’accaduto ho presentato un’interrogazione al ministro. Immagino i banchi in fila e tutti che digitano nello stesso momento quelle sei lettere. Mentre fuori il mondo rischia d’implodere.
Mentre tornano in testa le immagini dei profughi, dei bambini, delle devastazioni. Mentre crolla tutto l’orizzonte futuro che un concorso porta con sé.
È grave ed è allo stesso tempo triste.
È grave perché la scuola è un’istituzione e la “guerra” le è estranea. È triste perché se una parola vale l’altra, allora persino la svalutazione della vita – la vita degli altri che se ne va – può essere la “chiave d’accesso” al ruolo d’insegnante.
Mai la guerra. Mai.