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venerdì 22 Novembre 2024

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A proposito di Bilanci…

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bilanci comunali
nicolo benfante
di Nicolò Benfante
7 minuti

Il terremoto al comune di Palermo, rappresenta una delle tante gocce in questa marea di enti in sofferenza che tentano invano di barcamenarsi tra riscossione, anticipazione di liquidità e normative varie, per evitare la scure del fallimento.

Il clamore di tanta deflagrazione contabile si ripercuote sulle diverse Amministrazioni locali che si trovano spiazzati per quanto accaduto, sia perché Palermo rappresenta il capoluogo siciliano, sia perché la motivazione dell’accusa riguarda il falso di bilancio per diverse annualità.

Ad oggi, da una proiezione di dati, risulta che su 391 comuni solo 152 (39%) hanno approvato il bilancio di previsione 2021-2023 e 74 (19%) il conto consuntivo 2020.

Dati sicuramente allarmanti che determinano una genesi contabile catastrofica, soprattutto alla luce della progettazione e programmazione del PNRR che dovrebbe ridare impulso finanziario e colmare quel gap di sviluppo tra la Sicilia ed il resto dell’Italia.

Questa crisi finanziaria non nasce come una patologia mediterranea, nella realtà il quadro è ancora più complesso; occorre ripartire dal progetto di federalismo fiscale, non del tutto attuato, che nel concedere un’autonomia finanziaria di entrate e spese (Autofinanziamento), di fatto ha determinato un vero e proprio tracollo finanziario per l’Ente. L’autofinanziamento delle proprie risorse non basta a poter gestire il bilancio di un comune, sia per la radicale diminuzione dei trasferimenti erariali, sia per l’impossibilità di poter raggiungere una adeguata percentuale di riscossione che permetta di poter soddisfare le esigenze primarie previste per quadrare un bilancio.

Le cause ?

Il mancato rispetto dei principi contabili, della doverosa e carente programmazione, della correttezza dell’azione pubblica da parte di figure apicali, sono fonte di responsabilità, anche erariale, per il buon andamento della pubblica amministrazione.

Amministrare il bilancio di un comune rappresenta la fase primordiale per conciliare una sana programmazione ad una efficace gestione.

Purtroppo occorre, altresì, prendere atto che i seguenti fattori attuali:

  • una spesa pubblica incontrollata, sia a livello regionale sia a livello locale;
  • la mancata responsabilizzazione degli amministratori;
  • l’inasprimento di effetti negativi sulla crescita economica;
  • la carente qualità delle istituzioni e l’incompetenza generale e diffusa di amministratori;

stanno determinando un’implosione per l’Ente e caratterizzano il fallimento di un  sistema.

La carente liquidità per l’ente è un indice significativo di deficitarietà strutturale che attraverso dei parametri evidenziano degli “alert” per il bilancio.

Buona parte degli indici strutturali di bilancio si manifestano per una notevole difficoltà nel rimborsare l’anticipazione di tesoreria, soddisfare il pagamento di forniture e servizi, generando un indebitamento della spesa per l’accrescersi di procedimenti giudiziari e aggravio di spese fuori bilancio che appesantiscono il bilancio, nel rilevare una notevole massa creditizia di residui per carente riscossione.

Quindi ?  

Siamo davanti un bivio, il famoso spartiacque o “dogma” politico: amministrare come missione secondo le norme del buon padre di famiglia o farne indirettamente una professione ?

L’interrogativo mette in evidenza le seguenti alternative :

  1. Cercare di analizzare, studiare, capire, rivedere, prevedere, prevenire, riprogrammare le cause che hanno determinato quell’andamento negativo al fine di poter trovare a breve termine una “cura” dal sollievo immediato. Anche attraversi decisioni forti ed impopolari per l’Amministratore, ma solo per il fine ultimo di una gestione della res pubblica che tenda a favorire il risanamento dell’ente.  Questo è l’aspetto più incisivo e diretto ma poco gradito al politico di turno che deve intervenire con decisioni drastiche e tecniche sui fattori significativi di criticità strutturale, in quanto vede compromessa la sua immagine politica per un prosieguo futuro (missione)
  2. Oppure cercare di analizzare, studiare, capire, rivedere, prevedere, prevenire, riprogrammare le cause che possono essere anche traslate temporalmente al fine di spalmare l’indebitamento in più anni e contrarre  (apparentemente) la spesa al fine continuare il percorso di mandato magari sino alla fine della legislatura. Il futuro prossimo ? A carico del successore. (professione).

Ad oggi la situazione di crisi è critica e strutturale e tantomeno di facile soluzione nell’immediato. Certamente si possono rivedere alcuni dei principi contabili attuati; riporto parzialmente quanto pubblicato in un mio articolo, datato 02 Ottobre 2019, pubblicato su Econopoly (un blog del quotidiano il Sole 24 ore) “Federalismo fiscale, ecco le ragioni che hanno portato al fallimento”, nel quale evidenziavo, appunto, di rivedere lo strumento dell’armonizzazione contabile magari attraverso una sensibilizzazione per la posta del Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE) al fine di allentare questo fattore significativo di criticità strutturale che limita lo sblocco di risorse accantonate per dubbia e difficile esazione. Parimenti rivedere il principio del federalismo fiscale anche attraverso l’attuazione di un nuovo fondo di perequazione che consenta una proporzionalità diretta fra le imposte riscosse da un certo ente territoriale (Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni) e le imposte effettivamente utilizzate dall’ente stesso.

Fino a quando questo grido di allarme non riesce ad essere inteso come emergenza dallo statalismo centrale, ritengo che se le previsioni finanziarie degli enti restano invariate, la criticità economica sarà dilagante e strutturale anche per quegli enti a tutt’oggi “in bonis”.

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