Ancora per tutti gli anni cinquanta del secolo scorso, la strada è stato il regno dei ragazzi. E’ stato il solo spazio per i giochi, il più diffuso ed efficace luogo di socializzazione. La strada rimaneva tranquilla soltanto durante le ore di scuola. Nell’immediato pomeriggio un vocío la invadeva, fino all’ora del tramonto inoltrato. La strada si trasformava continuamente in campetto di calcio, dal momento che le automobili erano rare e i carretti transitavano solo in terminate ore del giorno.
Le partite di calcio duravano un tempo indeterminato. A volte s’interrompevano bruscamente quando la palla (spesso consistente in un mucchietto di stracci arrotolato e tenuto insieme da un filo di spago) andava a sbattere contro una vetrata, rompendo la relativa lastra di vetro. A quel punto c’era il fuggi fuggi, per evitare le ire della vecchietta che usciva di casa agitando un manico di scopa.
La strada, di solito, smetteva di ospitare i giochi dei ragazzi quando, dopo il tramonto, rientravano a casa i padri di ritorno dal lavoro.
A quel punto la ritirata era d’obbligo. E la strada ritornava interamente nella disponibilità dei cani randagi.