Nessuna irregolarità sulla decisione di inviare ai domiciliari l’ex ingegnere Michele Aiello che il 28 febbraio scorso uscì dal carcere di Sulmona.
La decisione venne presa perchè Aiello, affetto da favismo, non poteva mangiare il cibo che gli veniva dato in carcere.
Per il ministero la decisione fu quindi, tecnicamente, “perfetta”. Aiello deve scontare una pena a 15 anni e 6 mesi, per associazione mafiosa, corruzione e altri reati, nell’inchiesta sulle Talpe in Procura.
Nessuna parola, da parte degli ispettori del Ministero, di cambiare menù ad Aiello, affetto da favismo. Il menù del carcere era sempre a base di fave e piselli, alimenti di cui l’ex ingegnere era allergico.