Sin dalla nascita del nostro comune (1826), uno dei problemi più difficili da risolvere si rilevò essere quello dell’acqua. La popolazione utilizzava pozzi privati e cisterne, spesso situati all’interno delle proprie abitazioni. Non esisteva, infatti, un acquedotto pubblico perché non tutti i pozzi avevano acqua buona da bere e in ogni caso insufficiente al fabbisogno della popolazione, di più di cinquemila abitanti.
Dal 1838 al 1842, come riporta ampiamente Nicola Previteri nel volume “Don Gesualdo Pittalà, sindaco e galantuomo borbonico”, si ebbe una svolta decisiva nella risoluzione del problema dell’acqua potabile, con la creazione di una conduttura che portava l’acqua dalla contrada Angiò (pozzo di Francesco Ficano) fino al Bastionello di Butera. Per la realizzazione dei lavori erano stati chiamati il capomastro comunale Salvatore Mazzarella e due operatori palermitani, uno dei quali era il fontaniere Giuseppe Bagnera, sicuramente parente del matematico, ma non il padre che si chiamava Salvatore, i quali avevano anche il compito di sorvegliare il lavoro che veniva eseguito dal mastro Antonio Paladino e dal figlio Salvatore.
Il progetto del sindaco Gesualdo Pittalà prevedeva la creazione di un abbeveratoio nei pressi dei pilastri d’Angiò e di due fontanelle nel paese, una in Piazza Anime Sante, l’altra in Piazza Cottone (dove (1908) fu realizzata la pescheria, quindi (1952), al suo posto, l’ufficio postale di Corso Umberto).
Il problema dell’acqua continuò ad esistere per tutto il corso del secondo Ottocento, risolto sempre in maniera provvisoria, utilizzando l’acqua di altri pozzi che nel frattempo venivano scavati. Non esistendo nel nostro comune documenti da consultare, mi è impossibile dare riferimenti precisi sull’argomento, ma all’Archivio di Stato di Palermo ci sono tantissime carpette che contengono tutti gli atti che il nostro Comune inviava agli Organi superiori. Io ho consultato parte di questa documentazione, soprattutto quella riguardante la scuola, il famoso processo ai Fratuzzi e la composizione dei consigli comunali di diversi periodi. Per saperne di più, mi sono servito dei giornali che dopo il 1880 cominciarono ad occuparsi più ampiamente della cronaca bagherese.
Il primo giornale, dove ho riscontrato notizie sul problema dell’acqua, è il Corriere di Palermo che nell’edizione del 24 marzo 1892 pubblicò un pezzo dal titolo Mancanza di fontane. L’articolista, che si firmava con lo pseudonimo Minosse, dopo avere affermato che il comune di Bagheria gravava i suoi cittadini con tasse esorbitanti, “nemmeno ha pensato ancora a fornire il paese di fontane, e bisogna che l’acquaiuolo, colla sua botte “preistorica”, venga a dissetarci. E fosse almeno acqua potabile! Degli acquaiuoli c’è chi va ad attingere l’acqua fuori l’abitato, nei pozzi di Sant’Isidoro e Rammacca, e ci è anche chi si provvede in Bagheria stessa d’acqua non sempre pulita. Del resto, neanche l’acqua di Sant’Isidoro e di Rammacca è a rigore potabile, perché lascia dei residui calcarei e ferruginosi”.
Anche nell’edizione del 3 aprile 1892, lo stesso giornale suggeriva di “espropriare la macchina idraulica del signor Panzera, la quale ci darebbe acqua sufficiente ai bisogni del paese, potabilissima, e per di più si troverebbe a pochi passi dall’abitato”… anche perché “le proprietà lungo lo stradone Butera sono, per un certo tratto, fornite d’acqua dalla macchia idraulica del Panzera”.
La nostra amministrazione comunale, capeggiata dal sindaco Alessandro Pittalà, accusata di immobilismo, non era, però, completamente ferma, tanto che il Giornale di Sicilia del 3-4 gennaio 1893, con un articolo firmato da Mefistofele (alias Beniamino Cosentino che era il direttore didattico delle nostre scuole), poté riportare la seguente notizia:
“Oggi che al Municipio di Palermo, mercé un compromesso coll’impresa Vanni e Figlia, stabiliva la conduttura delle acque di Scillato in città, sotto l’Amministrazione di questo sindaco cav. Pittalà, un’era nuova, più fortunata e propizia sorse per Bagheria, avendo questa Giunta comunale firmato e il Consiglio approvato, l’atto di compromesso con la suddetta impresa, e le acque di Scillato, apportatrici di sanità e di vita per questa popolazione, fra due anni saranno condotte in paese in copiosissimo volume di mc 800 (ottocento) al giorno, alla ragione di 40 litri per abitante (calcolando la popolazione di ventimila persone), sarà costruito un apposito serbatoio della capacità di mc 1600 (milleseicento) e 60 fontanelle in ghisa saranno collocate nelle vie del paese. OMISSIS
Solo otto anni dopo, però, il giornale L’Ora del 6-7 maggio 1901, pubblicò il seguente articolo dal titolo Festa a Bagheria – Inaugurazione dell’acqua di Scillato:
“Ieri, dopo parecchi giorni di alacri preparativi, sotto la direzione del dott. (Antonino) Giangrasso, ebbe luogo a Bagheria l’inaugurazione dell’acqua di Scillato.
Nella piazza principale era stato eretto un palco, splendidamente addobbato con drappi a festoni, multicolori, riservato per i numerosi invitati di Palermo e dei comuni circonvicini”.OMISSIS
“Sua Eminenza il cardinale Celesia, dalla tribuna riservata, benedisse l’acqua che fluì copiosa dalla fontana monumentale, fra le ovazioni entusiastiche di tutto il popolo, assiepato nella piazza”.
Tra i numerosi presenti da ricordare il professore Giuseppe Bagnera dell’Università di Palermo, il consigliere provinciale avvocato Baldassare Scaduto, il comm. Francesco Paolo Tesauro, il direttore dell’amministrazione dell’acqua di Scillato Amoretti, i rappresentanti delle più alte cariche dello Stato, nonché i rappresentanti dei paesi del Circondario.
La conduttura dell’acqua di Scillato diretta verso Palermo attraversava la contrada Lanzirotti e proprio lì, nel 1900, fu fatta la deviazione per fare arrivare l’acqua nella nostra città.
Dal punto della presa, fino al serbatoio di Monte Consuono, la conduttura, del diametro di m 0,40, percorre una distanza di 2 km circa.
Tanto attesa e desiderata, più di cento anni fa, tanto fresca, tanto “bevuta” e tanto apprezzata dai nostri nonni e dai nostri genitori, oggi dell’acqua di Scillato, unita ad altre acque, non c’è più traccia, anzi l’acqua potabile che arriva nelle nostre case non viene più bevuta e chi non la compra nei supermercati ricorre a mille espedienti per bere acqua depurata e meno costosa.