Oggi si celebra Santa Lucia.
Lucia nacque a Siracusa nel 283, morì a Siracusa il 13 dicembre 304.
E’ stata una martire cristiana, morta durante le persecuzioni di Diocleziano a Siracusa; è venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Le sue spoglie mortali sono custodite nel Santuario di Lucia a Venezia.
E’ considerata la protettrice degli occhi.
Ma questa ricorrenza è famosa soprattutto in Sicilia dal punto di vista culinario, visto che non si mangia pane e pasta e ma le arancine o arancini come vengono chiamati nella Sicilia orientale.
La specialità culinaria è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con il nome di arancini di riso.
Si tratta di una palla o di un cono di riso impanato e fritto, del diametro di 8–10 cm, farcito generalmente con ragù, piselli e caciocavallo, oppure dadini di prosciutto cotto e mozzarella.
Il nome deriva dalla forma originale e dal colore dorato tipico, che ricordano un’arancia, ma va detto che nella Sicilia orientale gli arancini hanno più spesso una forma conica.
Secondo lo scrittore Gaetano Basile la pietanza dovrebbe essere indicata al femminile, in quanto il nome deriverebbe dal frutto dell’arancio, l’arancina appunto, che in lingua italiana è al femminile. Tuttavia in siciliano la declinazione al femminile dei frutti non è frequente quanto in italiano, e nel caso specifico l’arancia viene detta arancinu.
Le origini dell’arancino sono molto discusse. Essendo un prodotto popolare risulta difficile trovare un riferimento di qualche tipo su fonti storiche che possano chiarire con esattezza quali le origini e quali i processi che hanno portato al prodotto odierno con tutte le sue varianti.
In assenza di fonti specifiche, quindi, alcuni autori si sono cimentati nell’immaginarne le origini a partire dall’analisi degli ingredienti che costituiscono la pietanza. Così, per via della presenza costante dello zafferano, se ne è supposta una origine alto-medioevo, in particolare legato al periodo della dominazione musulmnana, epoca in cui sarebbe stato introdotto nell’isola l’usanza di consumare riso e zafferano condito con erbe e carne. L’invenzione della panatura nella tradizione a sua volta viene spesso fatta risalire alla corte di Federico II di Svezia, quando si cercava un modo per recare con sé la pietanza in viaggi e battute di caccia. La panatura croccante, infatti, avrebbe assicurato un’ottima conservazione del riso e del condimento, oltre ad una migliore trasportabilità. Si è supposto che, inizialmente, l’arancino si sia caratterizzato come cibo da asporto, possibilmente anche per il lavoro in campagna.
La prima documentazione scritta che parli esplicitamente dell’arancinu in qualità di pietanza è il Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi, il quale testimonia la presenza di “una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia”.
Questo dato può indurre a credere che l’arancino nascesse come dolce, presumibilmente durante le festività in onore di Santa Lucia, e solo in seguito divenisse una pietanza salata.
notizie tratte da wikipedia